Caro Gramellini

Sono nato il 23 aprile del 1944, cioè appena 20 giorni la sua introduzione, ma fino al 1948, ultimo anno di quel periodo di ora legale, il secondo della nostra storia, vivevo senza orologio in beata incoscienza: a tutto pensavano i miei genitori. Avevo, invece, compiuto da meno di un mese 22 anni il 22 maggio 1966 quando fu introdotta per la terza volta in misura stabile. Da allora come tutti gli italiani ho riallineato due volte all’anno gli orologi senza provare alcun panico ed ero socialista da ben 6 anni. Pensi che lo sono ancora è ho attraversato questo periodo senza provare alcun timore in nessun periodo anche quando imperversava Mani Pulite. Noi socialisti abbiamo cominciato a distinguerci da alteri filoni ideali storici della sinistra, quando abbiamo sottolineato il nesso indissolubile tra libertà e socialismo. E siamo sempre stati per una difesa strenua della democrazia, fare i nomi di Turati, Pertini, Nenni e Matteotti è un richiamo talmente ovvio da essere banale.

Nel dopoguerra come dimenticare padri costituenti come Lelio Basso, cui si deve la redazione del secondo comma dell’art. 3 della nostra Carta, quello sul compito della Repubblica. Di rimuovere le diseguaglianze. Noi crediamo nella nostra Costituzione e nell’ultimo referendum più di un centinaio di Comitati socialisti per il NO si sono costituiti in tutta Italia. Per questo non dimentichiamo che per il nostro articolo 27 Cost. “La responsabilità penale è personale.” Trovo che a distanza di anni parlare in generale di socialisti in panico per l’introduzione dell’ora legale sia offensivo e gratuito come ci fosse un’incompatibilità genetica tra i socialisti e la legalità, ma anche per la ragione che non c’è nessun nesso con l’argomento successivo. Le sue argomentazione stavano in piedi anche senza quell’incipit. Ci pensi qualche minuto in più in una prossima occasione o, almeno, abbia un minimo di rispetto parlando di socialisti o mostri lo stesso rammarico di Montanelli. Sono il presidente del Gruppo di Volpedo, una rete di associazioni socialiste e libertarie del Nord Ovest d’Italia, che hanno scelto come sede il paese natale di Pellizza, l’autore del Quarto Stato.

Se non è troppo impegnato La invitiamo al prossimo convegno annuale. Potrà conoscere un buon numero di socialisti di tutte le età che non entreranno mai in panico quando si tratta di legalità, democrazia e libertà. Anche per questo vorremmo che si potesse ritornare a parlare di socialismo, come risposta alle diseguaglianze crescenti, senza camuffarsi da progressisti. Vorremmo anche che i comunisti potessero dirsi tali senza dover rispondere dei crimini staliniani, ma il tragico è sempre meglio dello sberleffo gratuito.

Felice Besostri

 

La risposta di Gramellini

gra

Caro Besostri,

la capisco. E capisco che in questo Paese sia diventato impossibile scrivere qualsiasi cosa senza offendere la sensibilità di qualcuno. Lei però capirà che in un testo di 25 righe è difficile scrivere una battuta circondandola di incisi, del tipo: “I socialisti (esclusi ovviamente i tantissimi compagni in buona fede che ci hanno creduto e non hanno mai intascato tangenti).”

A volte la completezza e la correttezza dell’informazione fanno a pugni con le esigenze di immediatezza ed efficacia di un breve testo satirico. Spero mi vorrà perdonare.
La saluto con cordialità ed enorme stima

Massimo Gramellini