di Felice Besostri

Sono passati appena 5 anni  da quando scrissi questo articolo.

Ero a Santiago del Chile. Cinque giorni, il 17 maggio 2013 prima era stata emessa l’ordinanza n. 12060 della Prima Sezione Civile della Cassazione, che condusse al primo controllo di costituzionalità su una legge elettorale per il Parlamento italiano , la n. 270/2005, ma universalmente nota come il Porcellum, che fu annullato con la sentenza n. 1/2014.-In Italia era Presidente del Consiglio Enrico Letta, che, incaricato il 24 aprile dal Presidente Napolitano, aveva ottenuto la fiducia della Camera dei deputati il 29 aprile 2013 con 453 voti favorevoli, 153 contrari e 17 astenuti.

Il Senato della Repubblica la concesse il 30 aprile 2013 con 233 voti favorevoli, 59 contrari e 18 astenuti. Il Parlamento era stato rinnovato con le elezioni del 24 e 25 febbraio 2013. Per l’incarico erano passati 58 giorni e si era votato con una legge maggioritaria e con una chiara, per quanto artificiale maggioranza alla Camera dei Deputati.

Il 21 maggio 2018 ne saranno passati appena 20 giorni in più, ma con gli strepiti per i ritardi iniziati ben prima del’incarico a Letta. Si dimise il 14 febbraio 2014 , il giorno dopo che la Direzione Nazionale del Partito Democratico aveva rilevato «la necessità e l’urgenza di aprire una fase nuova, con un nuovo esecutivo» .
Una crisi perfettamente extraparlamentare, nelle migliori tradizioni della Prima Repubblica.
In Cile era Presidente Sebastián Piñera, e 5 anni dopo è ancora lui dopo un intermezzo della Bachelet.
In Germania era in carica il governo Merkel II° di centro destra, sostituito nel dicembre dalla Merkel III° con una Grosse Koalition con la SPD dopo la prima della Merkel°, e rinnopvata con la Merkel IV° ma dopo 6 mesi di trattative.

L’unico grande cambiamento da allora è quello francese, che nell’articolo che commentavo era  considerata la situazione all’avanguardia della sinistra in Europa. Hollande era stato eletto nel 2012 al secondo turno con 18.000.668 voti e il 51,64 %. Nelle legislative successive la maggioranza presidenziale al II° turno conquistava 11.497.000 voti e il 49,93% e il PS 280 su 577 con il 29,35% del I° turno. Nel 2017 il candidato socialista alle presidenziali Hamon precipitava al 6,36% e alle legislative con il 7,44% del I° turno conquistava al II°turno 30 seggi. Dalla debâcle socialista le formazioni alla loro sinistra guadagnavano molto poco e anche dal 19,58% di Mélenchon al I° turno delle presidenziali perché alle legislative con il 13,75% di FI+ PCF al primo turno conquistavano 27 seggi, meno del PS.

Franc Insoumise prendeva meno voti del solo candidato Mélenchon al primo turno delle presidenziali 2012 e la Francia è ora governata al centro. Le formazioni a sinistra del PS avevano nel 2012 il 7,89% e nel 2017 il 14,52%, quindi + 6,63%, ma i socialisti hanno perso il 21,91% e quindi la sinistra nel suo complesso il 15, 28%. Pensare che con un minimo di logica unitari al primo turno delle presidenziali 2017 la somma dei voti dei due candidati di sinistra concentrati su Mélenchon lo portavano al 25,94% molto al di sopra con i suoi 9.351.239 voti ai 7.678.491 e 21,30 della Le Pen, anche con un incomlpeto riporto dei voti di Hamon, ne bastavano un quarto.

La SPD è il nemico principale per una politica di sinistra in Europa?

Tupàc Amarù II

Hollande ha, a mio avviso, preso una posizione importantissima, nel perorare la causa di un rilancio del progetto europeo, iniziando dalla solidarietà, ovvero da una Europa che metta in comune i debiti pubblici nazionali, facendosene carico, al di là di sterili tecnicismi che servono solo come compromessi, ad esempio il redemption fund tanto caro a Steinbrueck, ma non certo caro ai suoi potenziali elettori, visti i sondaggi (la Spd non ha ancora capito che non è con tecnicismi da compromesso, mirati a non spaventare l’elettorato moderato, che può recuperare voti, ma solo con il coraggio di presentare un progetto realmente alternativo per l’Europa). Giudico l’intenzione di procedere anche senza la Germania solo una provocazione, mirata proprio ad indurre la Spd a prendere una posizione più coraggiosa di quella di Steinbrueck sull’Europa. Hollande sa bene quali siano i pericoli insiti in un isolamento della Germania, in un far percepire il progetto europeo come antagonista agli interessi tedeschi. Conosce le conseguenze del nazionalismo e del germanocentrismo, che si sono sviluppate nella storia. Ad ogni modo, oggi, l’elaborazione politica del socialismo francese è decisamente più avanzata e fertile di quella della Spd, che, da Schroeder in poi, sembra essersi smarrita.

Felice Carlo Besostri

Una delle richieste della DGB era di fissare UN SALARIO MINIMO. Nei Laender EX ORIENTALI CI SONO LAVORI SOTTOPAGATI. UN AUMENTO SALARIALE ANREBBE EFFETTI POSITIVI SUL CONBSENSO ELETTORALE E UN AUMENTO DEI CONSUMI UN EFFETTO BENEFICO PER TUTTO IL CONTINENTE OLTRE CHE RIDURRE IL SURPLUS DA ESPORTAZIONE. LE Difficoltà SONO DA CONDIZIONAMENTO CULTURALE e da vera e propria intossicazione della stampa popolare, tipo Bild Zeitung. Ma parliamo chiaramente è vero o non è vero che in Spagna, Italia e Grecia l’evasione fiscale è molto, ma molto superiore a quella tedesca.

Se poi gli evasori greci comprano BMW e Mercedes è altra questione. E il costo della corruzione? Bisogna dare un segnale chiaro che l’aiuto comunitario non serve a coprire le inefficienze strutturali. Quando sento economisti di sinistra che un deficit di bilancio è comunque buono come stimolo alla crescita, quasi che non importasse se è per cultura e ricerca o per mantenere falsi invalidi o clientele difficilmente si fa cambiare idea al tedesco medio del popolo, che è quello che fa vincere le elezioni. Altro punto, quello della politica industriale se il ceto medio italiano preferisce comprare Volkswagen, Opel e il segmento alto BMW e Mercedes, invece che Fiat, Lancia o Alfa che c’entra la SPD. Per fortuna i ricconi tedeschi non hanno alternative alle Ferrari. Qualcuno su questo sito mi sa raccontare iniziative dei sindacati italiani con quelli tedeschi sia confederali, che di categoria.

La Funzione Pubblica della CGIL ha mai fatto un seminario con Verdi, quello del pubblico impiego tedesco, il più grande sindacato europeo e uno dei più combattivi, tanto che nel 2009 non appoggiò come nel passato la SPD alle elezioni. Quando parlo di iniziative, non intendo gruppi di lavoro tra esperti, ma che arrivino almeno agli attivisti sindacali. La Fondazione Italiani Europei, che fa Parte della FEPS, di cui D’Alema è il presidente che programmi di ricerca ha congiunti con la Ebert e quella dei sindacati tedeschi? Su quali temi? La politica internazionale? Le privatizzazioni e liberalizzazioni?

Qui in Cile ho appreso con sorpresa che il processo di privatizzazione del rame, della scuola, della sanità e della previdenza si è accentuato con i governi democratici anche se la Costituzione di Pinochet ha dato il quadro legale. Mi viene in mente il primo governo dell’Ulivo. In conclusione smettiamola di aspettare dagli altri che facciano i nostri interessi. Su questo son d’accordo con Turci quando dice che nelle nostre scelte dobbiamo tenere conto dei nostri, ma in un quadro che non ci faccia smarrire gli obiettivi di fondo come l’Unità politica dell’Europa, dietro al manifesto di Ventotene ci sono personaggi frutto delle migliori tradizioni della sinistra italiana Spinelli rinchiuso al confino perché comunista, Colorni socialista e Rossi, liberale democratico filone azionista. Altro punto se troviamo una via comune sarebbe meglio, ma dobbiamo tentarla e allora denunciare i ritardi su questo dl PSE e della Confederazione Europea dei Sindacati e dei soggetti italiani che ne fanno parte. Ne feci un esempio sulla vertenza FIAT, dove la giusta opposizione ai piani di Marchionne sarebbe stata rafforzata da un’iniziativa che mettesse insieme anche gli interessi dei lavoratori polacchi, serbi e brasiliani della Fiat.

Santiago de Chile, 21 maggio 2013

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