Oggi l’ex comitato per il NO: una legge di iniziativa popolare

URNE IN TRIBUNALE

di Ferruccio Sansa

Elezioni Sub indice. Mai come questa volta l’esito delle elezioni dipende dai giudici. Cause, ricorsi e proposte che potrebbero spostare milioni di voti. E dare grattacapi a tutti. Stamattina una delegazione del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (ex Comitato per il ‘No’ al referendum costituzionale) si recherà in Cassazione per presentare una proposta di iniziativa popolare per modificare la legge elettorale. Il titolo della proposta recita: “Modifiche alla legge elettorale per consentire agli elettori di scegliere direttamente i deputati e i senatori da eleggere in proporzione ai voti ottenuti; previsione del voto disgiunto nel rispetto della differenza di genere; garanzie di correttezza, trasparenza, democraticità nella selezione delle candidature”.

Il Comitato ricorda: “Il titolo è l’unica parte della proposta di legge che va depositata in Cassazione, mentre l’a rticolato deve essere pronto in tempo utile per la raccolta delle firme. Ne occorrono 5omila affinché la proposta possa essere presentata in Senato, dove il regolamento approvato prima dello scioglimento delle Camere prevede che entro tre mesi le leggi di iniziativa popolare vengano esaminate e discusse”. C’è poi il Tribunale civile di Genova che si sta occupando del ricorso presentato da alcuni membri dell’associazione Movimento Cinque Stelle del 2009 contro il nuovo soggetto nato alla fine del 2017. In gioco l’uso del nome e del simbolo del movimento. Sul M55 pendono anche le cause minacciate da alcuni candidati alle parlamentarie sconfitti. Non dormono sonni tranquilli nemmeno Pd e Pdl.

Prima del 4 marzo la Corte Costituzionale si occuperà del voto degli italiani all’estero. Dopo che il Tribunale di Venezia ha chiesto alla Consulta di pronunciarsi sulla costituzionalità della legge voluta da Berlusconi nel 2002. In gioco non il diritto di voto, ma il meccanismo che lo regola (in particolare quello per corrispondenza): “Solleva robuste perplessità – ha scritto il tribunale veneziano – in ordine alla sua legittimità costituzionale, soprattutto avendo a riguardo il principio di segretezza”. C’è poi il ricorso – discusso ieri dal Tribunale di Trento – presentato contro il Rosatellum bis che in Alto Adige favorirebbe il Südtiroler Volkspartei. La decisione arriverà non prima di 60 giorni, cioè dopo il voto. Ma se la Corte Costituzionale dovesse dare ragione ai ricorrenti sarebbe messa a richio la la convalida dei parlamentari neo eletti.

Fonte: Il Fatto Quotidiano