(Milano, 20 novembre 2010)

Intervento di Felice Besostri, Direzione nazionale PSI

Concezione del Partito: noi non possiamo essere e non siamo una pallida imitazione di un partito leninista.

Un partito che presa una decisione la stessa non possa essere più messa in discussione. In ogni caso il Partito per i socialisti va scritto con la “p” minuscola, se dovesse pretendere di comprimere i diritti dei suoi iscritti come persone e come cittadini.

In concreto, la giustissima e condivisa decisione ,che i partiti non devono mettere il loro cappello sui candidati alle primarie, non può significare che gli iscritti, come cittadini elettori, non possano sostenere candidati, anche pubblicamente. Se, invece, questo fosse stato il significato della decisione, mi sarei opposto, mentre ho condiviso senza riserve la proposta del compagno Biscardini. Se il PD avesse saggiamente seguito la stessa strada sarebbe stato meglio per il PD e, paradossalmente, per lo stesso Boeri.

Una cosa era chiara che non potesse essere speso il nome del Partito, ma non l’aggettivo socialista. Chi sono i socialisti? Soltanto gli iscritti al PSI e i suoi elettori? Allora non ci sono grandi speranze di costruire, anche in Italia, un grande partito socialista, come negli altri paesi europei. Sono anch’io convinto, che ci sarà un grande partito socialista europeo: la sua mancanza è una delle ragioni della debolezza della sinistra italiana. Nel nostro paese è la sinistra più debole d’Europa: siamo l’unico paese in cui la sinistra, da quella riformista a quella leninista, è fuori dal Parlamento nazionale e da quello europeo.

Un Partito di sinistra come rappresentano la sinistra, nel loro paese, tutti i partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti è naturalmente a sinistra del PD, che non si definisce partito della sinistra e che ha lasciato formalmente il PSE. La disposizione nello spazio non lascia scampo: o si è a sinistra del PD o si sta al centro, cioè nel PD, ovvero a destra del PD. Essere a sinistra del PD non è neppure un’impresa difficile: è tale lo spazio lasciato libero ed è talmente poco affollato, che non c’è il rischio di essere schiacciati su posizioni che non sono le nostre, comprese quelle di SEL, con la quale pur dovremmo aprire un confronto secondo il documento approvato al Congresso di Perugia.

C’è un errore in SEL, pensare che Vendola abbia già risolto i problemi di fondo della sinistra italiana e che spetta a lui solo risolverli anche in futuro: occorre una riflessione che investa tutta quella sinistra, che abbia accettato le libertà tutte, anche quelle individuali, e la democrazia come metodo di conquista e gestione del potere.

Torniamo alle Primarie, credo che i compagni della provincia milanese ma anche della Lombardia, capiscano bene che la partita di Milano non riguarda solo i milanesi. Hanno un significato regionale e nazionale e di questo si doveva tener conto nelle mosse del Partito da fare ufficialmente o da suoi organi. Se avessimo mantenuto fini all’ultimo la posizione assunta nel corso delle Primarie (nessun cappello partitico sui candidati), dopo le primarie avremmo potuto presentare il conto specialmente a chi come Pisapia aveva fatto aperture politiche e programmatiche ai socialisti e alle loro tradizioni.

In questa prospettiva è un errore tattico e politico dichiarare, come hanno fatto Nencini e Biscardini, che Pisapia non ha nessuna possibilità di vincere, così come di sostenere Boeri in zona Cesarini. Se Pisapia non vince non c’è speranza per un socialista di entrare in consiglio comunale con i ranghi ridotti di un quarto, perché verrebbe meno il premio di maggioranza.

Essere socialisti richiede entusiasmo e orgoglio. Chi ha solo orgoglio si rinchiude nel fortino in passiva attesa, come nel Deserto dei Tartari di Buzzati, chi ha anche entusiasmo cerca di conquistare le praterie. Se siamo missionari del socialismo democratico europeo dobbiamo convertire la sinistra italiana e non contare con tristezza i compagni,che non rinnovano la tessera.