di Felice Besostri |

Premessa

Questa intervista al Segretario del PSI Maraio è importante, perché malgrado che non abbia più una rappresentanza parlamentare, resta l’unica aggregazione socialista membro del  PSE, strutturata come partito beneficiario del 2 ‰ e membro di un’INTERNZIONALE SOCIALISTA, abbandonata dai grandi partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti europei, proprio quando sarebbe stata più necessaria per far calare i venti di guerra e del militarismo e del predominio dei mercanti di morte, con un incremento incontrollato ed illimitato delle spese militari. Sono risorse sottratto a piani planetari coordinati per la salvezza del pianeta e dell’umanità e per soddisfare almeno i bisogni elementari di base di salute, istruzione e di accesso all’acqua potabile della maggioranza dei popoli, cui sono ancora negati e concausa dei flussi migratori, che non possono essere contrastati con misure di polizia o militari e l’invenzione di una giurisdizione italiana a scala planetaria.

Questa condizione del PSI non dovrà dargli privilegi, ma solo maggiori responsabilità. in vista della immensità dei problemi da risolvere e dalla drammatica scarsezza di risorse umane e materiali.

Siamo come nel 1891 in assenza di un partito o movimento di massa organizzato che rappresenti la maggioranza dei cittadini che vive soltanto del proprio lavoro o che vorrebbe averlo, perché crede che l’Italia sia una Repubblica democratica fondata sul lavoro (art. 1 Cost.), in senso ampio dipendente pubblico o privato, autonomo o libero professionale, artistico o intellettuale, di dirigente o di pensionato che amministra i suoi risparmi di una vita di sacrifici e anche imprenditoriale, perché per l’art. 41 Cost. “L’iniziativa economica privata è libera.” (c. 1), purché non si svolga “in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente” (c. 2, come modificato dalla L. Cost.  n. 1/2022) e tutti abbiamo rispettato l’art. 53 Cost. e, quindi pagato le tasse, che sono il prezzo della nostra libertà e del nostro fondamentale diritto alla salute e al welfare (artt. 32 e 38 Cost.)

E’ giusto che si chieda a tutti i cittadini di “essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi”(art. 54 Cost.) , anche perché la Repubblica garantisce all’art. 4 a tutti il diritto al lavoro (c. 1), che è anche il dovere di ogni cittadinodi svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.(c.2).

Astensione

La politica, tutti, senza distinzione di maggioranze e opposizioni, che è giusto declinare al plurale, deve capire il messaggio forte e chiaro, che stato lanciato dal popolo italiano alla cupola partitocratica, che gli ha rubato totalmente il diritto di voto nel 2005 col Porcellum, la legge n. 270/2005, e non l’ha più restituito nemmeno dopo la dichiarazione di incostituzionalità della sentenza n. 1/2014. La nostra è una classe politica, che si da la maggioranza assoluta senza averla e senza nemmeno fare la fatica di conquistarsela seggio per seggio, uno alla volta dei sistemi maggioritari. Il messaggio è stato dato alle elezioni regionali di Lazio e Lombardia, le regioni che da sole rappresentano un quarto della popolazione italiana, che hanno sia la capitale economica e finanziaria del Paese, che quella politica. Non si facciano illusioni sulla percentuale di partecipazione alle ultime elezioni del settembre 2022, ancora superiore al 66%, malgrado un -9% rispetto alle elezioni del 2018, perché se contiamo schede bianche e nulle e voti validi rimasti senza rappresentanza siamo poco sopra il 53%, quindi in zona Casarini pere usare una metafora calcistica.

Gli elettori sono stati posti sotto accusa perché sbagliano a votare ed ora perché non  votano, eppure hanno fatto una protesta civile e pacifica senza indossare gilet gialli. Gli organi elettivi si dotino volontariamente di Assemblee consultive espressione dell’associazionismo civile e del volontariato , degli ordini professionali, degli utenti dei mezzi pubblici e delle università, senza interferire nella scelta dei componenti e li si coinvolgano nella scelta dei propri candidati alle elezioni successive. Come incentivo si ristabilisca un finanziamento pubblico delle campagne elettorali proporzionato ai voti e alla percentuale di partecipazione elettorale: un rimborso che diventa pari a zero se la percentuale scende al di sotto del 50%.  Evidentemente i partiti realmente esistenti non sono quelli prefigurati dall’inattuato art.49 della Costituzione, malgrado ciò, hanno il monopolio della rappresentanza, quantomeno per il Parlamento nazionale grazie all’art. 14 del d.p.r. n. 361/1957 T.U. Elezioni Camera, ma che si applica anche al Senato. Questo articolo unitamente all’art. 14 bis, introdotto dalla legge n. 270/2005 (Porcellum), modificato dalla legge n. 52/2015 (Italikum), e restaurato dalla legge n. 165/2017 (Rosatellum), insieme con le esenzioni dalla raccolte firme per la presentazione delle liste ballerine, come le soglie d’accesso, o premi di maggioranza (palesi come in Porcellum  e Italikum) o nascosti e, perciò, ancora più distorsivi come nel Rosatellum, sono gli elementi principali dell’incostituzionalità delle leggi elettorali, aggravati dalla legge n. 51/2019 e dalla demenziale, in termini di percentuale del taglio di Camera e Senato e per violazione dell’art.. 3 e dell’art. 57 c.1 Cost. limitatamente al Senato, della legge cost. n. 1/2020.    Ai può passare così    alla seconda parte dell’intervista del compagno Maraio.                                                                                                                                                                                                                                                                            

Sulla legge elettorale

Questa legge elettorale, oltre che essere una delle ragioni della pesante sconfitta elettorale delle opposizioni alla destra-centro, è una delle concause dell’aumento dell’astensione alle politiche, perché è stata tradita una promessa fatta dalla maggioranza giallo-rosacea alla vigilia del referendum sul taglio dei Parlamento, che se avesse avuto successo il taglio ci sarebbe stata una revisione della legge elettorale in senso porzionale. La maggioranza giallo-rosacea, comprensiva del PSI e di Art. 1 e credo anche di Sinistra Italiana, non ha mantenuto la promessa, anzi approvando il decreto legislativo n.177/2020 ha reso possibile, comunque facilitato, che le prime elezioni potessero essere svolte anticipatamente con applicazione del taglio dei parlamentari.

Non si trovano consensi se si fa proprio il cinismo di Clemenceau, per il quale “In politica le promesse impegnano soltanto chi le ascolta !”.

Nella sua risposta apprezzo la parte in cui prende posizione sul modello di sistema elettorale preferito: “Restiamo convinti che un sistema elettorale proporzionale, con il ripristino delle preferenze, corrisponda di più alla cultura del nostro Paese ove, prima si interviene sulla crisi di rappresentanza democratica e prima si supera la crisi dei partiti, e meglio è.”, ma non basta perché sistema elettorale proporzionale non dice cosa intende fare per intervenire quanto prima “sulla crisi di rappresentanza democratica”, né condanna l’appoggio del suo partito al voto favorevole, a quanto mi risulta, alla legge elettorale n. 52/2015, approvata con tre voti di fiducia alla Camera dei Deputati e collegata deforma costituzionale Renzi Boschi, fortunatamente sconfessata dal popolo italiano il 4 dicembre 2016, e neppure dopo quella bocciatura di non avere sostenuto almeno uno dei ricorsi contro quella legge elettorale. Non solo, nel corso di quella legislatura, in cui la Corte costituzionale, aveva condannato per incostituzionalità la legge elettorale n. 52/2015 con la sentenza n. 35/2017 non si distingueva dalla maggioranza di centro-sinistra del Governo Gentiloni, che in spregio dell’art. 72 c. 4 Cost., faceva approvare con 8 voti di fiducia, di cui 3 alla Camera e ben 5 al Senato il Rosatellum. Questa legge, che ha un bel nome per un buon vino friulano, ma manipolata da un triestino, è la peggiore legge elettorale mai applicata in Italia, tanto da far rimpiangere persino il Porcellum. Pensate  che ho dovuto chiedere scusa al popolo italiano: con quella percentuale la Meloni avrebbe avuto una maggioranza di 216 voti alla Camera, ne ha 237!!!

Ebbene grazie a questa legge, imposta dal PD e dai suoi alleati, la destra ha vinto le elezioni e il centro- sinistra le ha perse. Cosa intende fare il PSI? Se non può fare nulla in Parlamento con proprie iniziative dirette, può sempre promuovere iniziative con altre forze disponibili alla modifica della legge elettorale, +Europa è in prima linea, Sinistra Italiana e Verdi potrebbero essere coinvolti, ed anche il Terzo Polo.

Infine, il PD con guida rinnovata, dovrebbe avere un debito di riconoscenza verso il PSI e chiedere conto al Governo, la cui premier ha detto NO e fatto dire NO ai suoi seguaci per 8 volte al Rosatellum nella legislatura 2013-2018, perché l’Avvocatura dello Stato per conto della Presidenza del Consiglio si oppone sistematicamente al controllo di costituzionalità della legge elettorale vigente peggiorata dal Governo Conte 1. Il PSI può in autonomia promuovere ricorsi nelle Regioni dove ha una presenza superiore alla media nazionale come nelle Puglie e in Campania o dove c’è una presenza organizzata socialista larga, come in Toscana e nel Veneto.

Si avvicinano  le elezioni europee del 2024 e uno spazio di iniziativa politica è proprio il PSE, dalle cui file proviene l’europarlamentare ispanico che deve dettare i nuovi principi comuni della legge elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo. Quella italiana presenta punti in contrasto con i Trattati europei e le convenzioni internazionali sulle minoranze nazionali e linguistiche, per esempio riconosce soltanto il francese della Valle d’Aosta, il tedesco della Provincia di Bolzano e lo sloveno del Friuli-Venezia Giulia, ignorando la legge n. 482/1999, di cui sono stato relatore al Senato per la sua definitiva approvazione.

 La legge europea ha una soglia d’accesso nazionale più elevata 4% di quella nazionale del 3% e per una decisione del Consiglio europeo potrebbe essere ridotta al 2% per paesi come l’Italia. Il Parlamento italiano, invece, in violazione dell’art. 72 c. 4 Cost. nel 2018 l’ha confermata al 4% non con legge ma con una risoluzione delle due Camere, peraltro neppure identiche. Spetta poi al PSE consentire che il PSI possa presentare una sua lista, autonoma o collegata al PD, senza dover raccogliere le firme. Cosa intende fate in relazione alla proposta di Stati generali del socialismo?

Unità dei socialisti? Con quali iniziative e con quali obbiettivi?

La domanda faceva espresso riferimento ad una proposta di Socialismo XXI°, quella di una Epinay del socialismo italiano, sul modello del Congresso di Epinay sur Seine (11-14 giugno 1971), che dopo una riunificazione tra la SFIO e molte altre formazioni socialiste, repubblicane, radicali e cristiano-sociali e il PSU, diede inizio a sinistra alla grande stagione di egemonia socialista a partire dalla Presidenza di François Mitterrand e che si è conclusa 46 anni dopo il 14 maggio 2017 con la fine del mandato di un altro François, Hollande.

Socialismo XXI° è l’ultima iniziativa di rinnovamento socialista, cui ho preso parte tra i fondatori ed estensori dei documenti programmatici. Tra di essi voglio ricordare il Gruppo di Volpedo, il Network per il Socialismo Europeo, Socialisti in Movimento e Rinascimento Socialista.

Tutti questi tentativi avevano, all’inizio, un punto comune  non tentare di essere il nucleo fondativo di un piccolo partito di ispirazione socialista, pur essendo convinto che a sinistra mancasse un tale partito. Non solo, era necessario che ci fosse un sistema plurale di partiti in competizione tra loro, ma tutti rispondenti al modello di partito prefigurato e preteso dall’art. 49 Cost., purtroppo rimasto inattuato per resistenze nel maggiore partito della sinistra, in parte giustificate nel periodo più buio del centrismo. Tuttavia, anche dopo, come per la costituzionalità delle leggi elettorali, non è mai stato un punto centrale dell’azione del PCI o dei suoi eredi e successori botanici a vario titolo, ma ancora una volta di un socialista come Valdo Spini, che all’inizio di ogni legislatura si incaponiva per dare attuazione all’art. 49 della Costituzione con un modello di partito retto da statuti democratici, come necessario completamento del metodo democratico della competizione elettorale: la democrazia non è garantita se è solo competizione plurale tra soggetti non compiutamente democratici nella loro vita interna.

Molti di noi socialisti dopo il suicidio del PSI, procurato da suoi errori, e da un costume diffuso, in cui non è non mai stato l’unico soggetto ad ignorare i limiti politici e morali della violazione del diritto penale tanti più in contrasto con l’art. 54 c.2 Cost., di adamantina chiarezza: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.

Purtroppo, è previsto che giurino fedeltà alla Repubblica e di osservarne la Costituzione i Presidenti della Repubblica (art. 91 Cost.) e i membri del Governo (art. 93 Cost.), ma non i parlamentari.

Ho partecipato ai tentativi di ricostruire un partito della sinistra rappresentativo delle classi popolari, in seguito agli Stati generali della Sinistra come esponente della Federazione Laburista alla nascita dei DS e dopo il loro scioglimento nel PD alla Costituente Socialista e al Partito Socialista che ne è stato il frutto, alla Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo e al tentativo di Sinistra e Libertà alle europee 2009.

Il PSI come partito politico riconosciuto con presenza in alcune istituzioni rappresentative regionali e soprattutto membro del PSE ha una primazia di iniziativa, ma nessuna esclusiva di rappresentanza.

Epinay è stata un’unificazione socialista non una riunificazione, hanno partecipato al progetto club, associazioni e movimenti, che non erano stati parti di un partito socialista. Questo è un punto scriminante. Politicamente e storicamente non si può separare l’unificazione socialista di Epinay dalla poco successiva, proposta di “Programma comune” dell’Union de la Gauche per le legislative del giugno 1972. Quindi ogni proposta Epinay o Stati generali deve essere anche una risposta alla crisi, questa sì generale della sinistra italiana, che è scomparsa, praticamente liquefatta a partire dalle elezioni politiche del 2008, le prime con il centro-sinistra a guida PD con Veltroni a capo e complici le leggi elettorali incostituzionali.  Nel 2021 abbiamo celebrato il centenario della fondazione del PCI e nel 2022  il 130° del PSI, in realtà per essere preciso del Partito dei lavoratori italiani, più tardi PSI, cioè del partito unico, ma non unitario, del movimento operaio e socialista italiano fino al 1921.

Ora abbiamo una rappresentanza parlamentare  dei filoni ideali storici della sinistra, quello socialista e comunista, al netto del PD in cerca d’identità, inferiore a quella del PSI, PSU e PCdI, dopo le elezioni del 1924 con la legge Acerbo e le violenze, compresi gli assassinii, dello squadrismo fascista.

Quindi non oggi senso di riunificare chi è stato inscritto in un certo tempo della sua vita a un partito con l’aggettivo socialista o comunista nel logo.

Non siamo nel 2023, ma nella stessa situazione del 1891 in assenza di un partito unitario dei lavoratori italiani in grado di aspirare a guidare, in un contesto europeo unificato, il nostro Paese con suoi esponenti, donne e uomini, e programmi e con il consenso della maggioranza del corpo elettorale da solo o con i suoi alleati. 

Questo partito tutto da costruire, quasi da inventare dovrà avere un forte caratterizzazione valoriale programmatica socialista arricchita dall’ambientalismo, dai movimenti per i diritti individuali e collettivi, dal femminismo, dal federalismo europeista e dall’antimilitarismo pacifista internazionalista.

Nuovi rapporti a sinistra sono necessari, il PPE sta cercando di sostituire la tradizionale cogestione popolare e socialista con un’alleanza di centro-destra fondata sull’asse PPE-Conservatori e nazionalisti vari, aprendo un periodo di instabilità europea politica, sociale ed economico-finanziaria, 

aggravata dai venti di guerra portati dall’aggressione russa all’ Ucraina.