Questa assemblea si annuncia interessante se il confronto tra diverse ipotesi di aggregazione della sinistra-e non solo- cominceranno ad affrontarsi sui progetti: la parola programmi è insufficiente e dopo il programma dell’Unione del 2006 mi irrita e penso che non sia di buon augurio. Per non ripetere esperienze negative bisogna trovare un accordo autentico su 10 max 15 elementi essenziali di natura sistemica e strutturale, piuttosto che trovare un’intesa su un coacervo di proposte in cui ciascuno abbia quella che gli piace di più per giustificare che ci si presenti uniti al corpo elettorale pur rimanendo divisi mentalmente. Il buon Ciu En Lai diceva di Stati Uniti e Urss, che anche se si dorme nello stesso letto si possono fare sogni diversi.

Noi dovremo cercare di stare svegli. I problemi sono complessi e le difficoltà molte, ma pensiamo positivo perché fino all’alba del 4 dicembre non esisteva neppure l’idea di costruire una lista unica, che fosse preludio della costruzione di una nuova formazione. Gli elettori ignoti che hanno vinto il referendum hanno creato l’occasione politica di poter scommettere su un  impegno dei cittadini e delle cittadine italiani, ma non sarebbe bastato se la Corte Costituzionale  alla fine gennaio di quest’anno non avesse colpito al cuore l’Italikum annullando un premio di  maggioranza di 340 seggi  attribuito comunque ad una delle due liste più votate al primo turno senza alcun riguardo al numero di votanti e della percentuale singola o complessiva delle due liste. Non dimentichiamo che le opposizioni avrebbero dividersi quel che rimaneva detratti i 340 seggi, il 12 uninominali del trentino Alto Adige della val d’Aosta e i 12 della circoscrizione estero, che il referendum ha mostrato quanto sia manipolabile: 364 seggi in totale: un 3% di 266 seggi sono 8 seggi, mentre idi 630 sono 19. Scusate la brutalità ma la legge elettorale condiziona la possibilità di essere rieletti, una motivazione molto forte per i gruppi parlamentari esistenti. Se ci fosse un premio di maggioranza alle coalizioni, se ne è parlato e se ne parlerà.

Su questo dovrà esserci un’ accordo chiaro perchè ha implicazioni  politiche: dobbiamo essere contrari non perché siamo contro le coalizioni, ma perché siamo contro i premi di maggioranza, che alterano la rappresentanza e dopo  20 anni di leggi maggioritarie a cominciare dal mattarellum fino a quelle iper maggioritarie  incostituzionali del Porcellum e dell’Italikum abbiamo bisogno di votare almeno una volta con una legge proporzionale, che avrà i suoi difetti ma è un momento di trasparenza e di verità di cui il popolo italiano ha bisogno. Altro punto è l’eliminazione dell’art. 81 dalla Costituzione, per come è stato approvato e per quel che significa di  subordinazione alle politiche dettate dal capitalismo finanziario,  ma guai a non tendere ad un equilibrio di bilancio e  ridurre il deficit di parte corrente è necessario per fare investimenti ed aumentare la spesa sociali, perché il diritto alla salute e all’istruzione, per fare un  esempio sono diritti fondamentali non soggetti  alle disponibilità finanziarie del bilancio dello Stato finchè non saranno progressivamente tassati tutti i redditi e i patrimoni colpendo  l’evasione e l’elusione fiscale e l’economia sommersa e criminale.

Questo richiede non si facciano elenchi di spese senza indicare la loro copertura come richiedeva il vecchio art. 81 Cost.  Parafrasando madame Rolland unità quanti delitti in tuo nome, cominciando da quelle forzate nel secondo dopoguerra nei paesi dell’Europa orientale per arrivare a quelle burocratiche come l’Arcobaleno, tra l’altro rese possibili proprio dall’accettazione di fatto delle liste bloccate dichiarate poi incostituzionali. L’appello all’Unità non basta per conquistare consensi, per di più se si limita all’unità della sinistra un termine generico, che al più indica una posizione ma non dove si voglia andare insieme, dobbiamo dare un contenuto che è il progetto di società di cui parlavo all’inizio. A questa sinistra occorre un aggettivo o forse più se la vogliamo larga e plurale, l’unico da escludere è l’aggettivo sinistra una sinistra qualunque sia l’ordine di sostantivo e aggettivo è inquietante. Una sinistra alternativa, anticapitalista, laica, democratica, civica vanno tutte bene, purché non ci si dimentichi dei filoni ideali storici e perciò un sinistra socialista, comunista e libertaria. L’importante che l’attuazione della Costituzione e la lotta alle diseguaglianze siano gli impegni prioritari. Se il compito è attuare la Costituzione non si può partire solo dalle alleanze per difenderla allora bastava un NO per unire ora dobbiamo trovare un SI’ alla misure necessarie per la sua attuazione.  Dobbiamo evitare di votare con queste soglie differenziate del 3% alla Camera e 8% al Senato, ma dobbiamo agire come se ci fossero al momento delle elezioni.

Pertanto è chiaro che non c’è spazio per due liste, che tra l’altro sarebbero la negazione dell’obiettivo di tentare di dar vita ad un’unica formazione nella prossima legislatura. Le ultime elezioni amministrative hanno dimostrato la crisi del sistema elettorale comunale finora tropo osannato. Un annuncio i legali antitalikum depositeranno a breve un ricorso per riportare in Corte Costituzionale anche quella legge. È vero un fatto che i comuni da culla e palestra di democrazia son diventati l’incubatrice dell’incubo dell’uomo solo al comando. Non è un caso che il nostro Renzi sia un prodotto di quel sistema da Presidente di Provincia e Sindaco di Firenze.