«Ora legale e domenica delle Palme non hanno impedito a circa 200 compagne e compagni di partecipare all’assemblea del Centro Congressi della Cgil. 5 relazioni una di seguito all’altra sono state sopportate meravigliosamente e chi si è iscritto a parlare è rimasto fino alle 17. I tempi dati sono stati complessivamente rispettati pertanto ci sono stati più interventi che all’ultimo Consiglio Nazionale del PSI. L’assemblea era contro il pensiero unico e quindi è stata dialettica. Chi ha sostenuto di puntare sul’iscrizione al PSI per conquistare la maggioranza, chi ritiene il PSI irrecuperabile: nel PSI né Turati, né Nenni e neppure Bettino Craxi allo Zenit hanno mai avuto maggioranze del 80%. Per me la cartina di Tornasole sarà il voto sulla Costituzione deformata e sull’Italikum. Che almeno non votino tutti i PSI in Parlamento. Ci fosse unanimità la mia partita nel PSI è finita. Altri hanno avuto attenzione alla Coalizione Sociale, ma nessuno che abbia prospettato un’adesione.Ho partecipato al corteo della FIOM del 28 marzo: una sola osservazione se il partito ipotetico, proiezione della coalizione sociale, raccogliesse TUTTI I VOTI della proiezione sociale dei Partecipanti al Corteo, andrebbe meglio di Arcobaleni, Tsipras. per non parlare di Rivoluzione Civile, potrebbe forse raggiungere i fasti degli apogei di Rifondazione, ma sarebbe minoranza alle elezioni. Di appartenenti ai ceti medi ne ho contati 9 me compreso dietro lo striscione di INIZIATIVA 21 Giugno: un campo aperto per la sinistra . Tra sinistre(?) al governo e sinistre alternative finché non spunterà una sinistra di alternativa di governo, non c’è speranza. Improvvisazioni nella gestione dell’assemblea ci sono state, ma più importante di quello che è stato, sarà cosa diventerà, gli sviluppi di quest’inizio. Si è evitato almeno formalmente di nominare organismi per quanto definiti provvisori o transitori a meno che a qualcuno non venga in mente di trasformare un comitato scientifico in un Politburo per quanto informale: la nomenklatura cerca sempre di di sopravivvere. Tutti parlano di nuove forma di organizzazione, strutture a rete, ma mettere il cappello piace troppo. E’ una tentazione inevitabile, anche per chi sia un sincero democratico. Tranne uno degli oratori le beghe tra i promotori sono state lasciate a casa.

Felice Besostri

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