di Benzoni – Biscardini – Borioni – Scirocco
Il testo che vi inviamo contiene solo le firme di chi l’ha scritto. Perché è un appello che non chiede la vostra firma ma il vostro impegno. Viviamo in una società che ha cancellato il socialismo dal suo passato e dal suo futuro. Ma che, proprio per questo, è diventata portatrice di guerre, di ingiustizie e di rischi per il futuro del pianeta. Noi vi chiediamo di impegnarvi pubblicamente a lottare, per gli altri e assieme agli altri per cambiarla. Perché il socialismo appartiene a tutti e cammina con le gambe degli uomini.
Oggi, sono tornati nel mondo
fantasmi che pensavamo scomparsi per sempre.
Parliamo della guerra, convenzionale e in prospettiva magari anche atomica; e
della cultura della guerra. Che avvelena le coscienze, distruggendo alla base
la convivenza civile. Ma anche della violazione del più fondamentale dei diritti
umani; quello alla vita.
Parliamo anche, qui in Italia, della rimessa in discussione dei diritti che
ritenevamo acquisiti una volta per sempre e che sono iscritti nella nostra
Costituzione. E di un futuro in cui risorse sempre più scarse verranno assegnate
ai più forti mentre al pagamento dei debiti provvederanno i più deboli.
Parliamo anche di una sinistra complice attiva del processo di degrado, nel
caso del PD, o suo spettatore passivo, nel caso dei socialisti. Ma anche di una
sinistra ora portata a dividersi tra difensori e contestatori dell’ordine
esistente.
È a questi ultimi che ci rivolgiamo per affrontare il futuro che ci attende. In
un universo, quello della sinistra, pieno di macerie, ma reso possibile anche dalla
crisi che paralizza il Pd e urgente per rispondere al bisogno della maggioranza
degli italiani.
Per ridare al paese un nuovo
movimento socialista, occorre partire col piede giusto. Ricordando che siamo
nati non solo per rappresentare i socialisti, ma soprattutto per rispondere a
una richiesta pressante che veniva dal mondo del lavoro in una fase delicata
del suo processo di emancipazione. Per difenderlo e promuoverlo in sede
parlamentare. Per favorire, a livello locale e nella società, la formazione di
istituzioni e reti di solidarietà collettiva.
E, infine, per difendere la sua unità e segnarne il percorso; dalle ragioni del
socialismo sino alla speranza nel “sole dell’avvenire”.
Il tutto perché eravamo, e siamo rimasti per lungo tempo (contrariamente alla
cultura leninista) un movimento “al servizio” degli altri e non di noi
stessi. Al punto di legare le proprie
fortune alla crescita dei diritti di tutti più che alla crescita dei propri
consensi.
Ciò ci ha reso apparentemente più fragili; ma, al tempo stesso, molto più
vitali, consapevoli e convinti dei nostri principi.
Abbiamo patito, più di ogni altro, l’impatto catastrofico dei primi anni Novanta;
sino a dimenticarci che la critica del capitalismo era stata e rimaneva il
punto di partenza del nostro cammino. Ma non abbiamo seguito la maggior parte
degli eredi del Pci in un’ abiura che si è trasformata in una vera e propria
mutazione genetica, rinunciando a qualsiasi politica di cambiamento, per
assecondare ogni forma di conservatorismo e ogni politica neoliberista.
Conosciamo le sofferenze collettive e la paura nel futuro che pervade tutti, ma
sappiamo anche che si tornerà ben presto alla politica; e che lo si farà perché
si capirà, a partire dalle proprie esperienze individuali e collettive, che
guerre, miseria, perdita di diritti sono frutto di scelte precise e della
nostra incapacità a contrastarle.
Il nostro compito è allora
agire subito per essere pronti all’appuntamento. Non costruendo apparati
politici fine a sé stessi, ma movimenti, reti, possibilità di intervento nella
società. E recuperando, insieme, capacità di riflessione politica e dialogo con
tutti coloro che ci stanno.
I socialisti devono e possono rinascere come organizzazione o come movimento,
come area distinguibile e capace di affrontare i temi della nuova povertà e
della crescente tendenza del capitalismo a competere sfruttando i lavoratori e i ceti più
deboli.
Come all’epoca della loro fondazione, i socialisti (senza aggettivi) non
partiranno dal convincere le masse ad essere socialiste, ma dall’essere
presenti nei processi e nelle aree sociali in cui eguaglianza, giustizia
sociale, lotta allo sfruttamento sono di nuovo senso comune, cioè parole
sentite e vive. E servirà questo per rappresentare gli interessi popolari di
tutti coloro che oggi non hanno voce.
Ciò non è semplice e richiede lavoro. Ma bisogna iniziare subito. Convinti che
solo con la piena partecipazione dei ceti maggiormente in difficoltà si
difenderà la democrazia.
Senza istanze socialiste la democrazia e la giustizia sociale non possono che
deperire e arretrare.
Incominciamo a farlo da oggi.
Michele Achilli, Alberto Benzoni, Roberto Biscardini, Paolo Borioni, Giovanni Scirocco. Paolo Zinna