di Gigian Luigi Bettoli |
Inizio da una premessa, e mi si scusi il pesante sarcasmo. Non tutto il male vien per nuocere, ed infatti è bastata la frana di Casamicciola sull’isola d’Ischia per confinare in secondo piano la campagna contro il sindacalista italo-ivoriano; più o meno com’era successo all’inizio del 2022, quando la monoinformazione “tutto-covid” del biennio precedente è stata annichilita dai primi colpi di cannone sul confine russo-ucraino.
Ne aggiungo un’altra, di premessa: in Italia esisterebbe la presunzione d’innocenza, ed è perfino ridicolo doverla ricordare, nel paese in cui da un trentennio un politico in odore di “uomo della mafia” fa il bello e cattivo tempo, certo non da solo.
Fatte le premesse, ed augurando ogni bene personalmente ad Aboubakar – che almeno è uno dei pochi politici capaci di esprimersi in italiano corretto, in un Parlamento dove si usa come “lingua franca” il buzzurrese – esprimo le mie brevi considerazioni, per quanto possa essere di interesse generale:
1) non solo a proposito di Soumahoro, ma perfino del cardinale Becciu, si parla di cooperative. Ne ho ben donde che tale parola, e soprattutto il fenomeno retrostante, vengano scomodati a proposito e soprattutto a sproposito. Al riguardo, con altre/i cooperatori e cooperatrici di tutt’Italia abbiamo scritto un documento per la recente campagna elettorale di UP (all. “riforma cooperative”), dove ci sono proposte chiare ed incisive su come evitare che la cooperazione venga snaturata, purtroppo anche “legalmente”. E’ stata un’elaborazione spontanea “di base”, scritta da “esperti” che vivono la cooperazione come autogestione, e non come luogo dove farsi i soldi. Ed è ancora più interessante che, senza neanche sapere gli uni degli altri, i cooperatori emiliani di UP avessero scritto nel frattempo un altro documento, convergente anche se non identico (all. “riforma movimento cooperativo ER”). In sintesi: per il capitalismo, rivolgersi altrove, e questo riguarda anche gli enfant prodiges foresti, di cui francamente non sentivamo la mancanza;
2) Aboubakar Soumahoro si è giustificato dicendo che non ne sapeva niente. Più o meno come quando i dirigenti delle megacooperative emiliane (la Coop Alleanza 3.0 che appalta le pulizie raggiungendo anche 4 livelli di subappalto; Granarolo che appaltava a cooperative spurie la logistica) si giustificano dicendo che mica è affar loro controllare a chi e come appaltano. Come dire: ma perché allora debbono fare controlli e sentirsi reponsabili i funzionari pubblici e gli eletti? Perché i sindacalisti non dovrebbero allora limitarsi a una gestione burocratica del loro lavoro, per entrare finalmente nel merito? E perché mai c’è invece chi, non dimenticandosi da che mondo viene, passa la vita a controllare, indirizzare, informare, regolare, denunciare, agitare, insegnare, organizzare, contestare, ecc., a garanzia della correttezza degli affidamenti e dei prezzi e delle condizioni di lavoro? Questo a proposito di coscienza del proprio ruolo ed etica della funzione sociale, che specificamente potremmo pure chiamare coscienza di classe.
3) Non Soumahoro, ma chi l’ha fatto eleggere, si è giustificato secondo la logica del “non c’erano atti giudiziari, anche se”… (cfr. ad es. Nicola Fratoianni: https://www.open.online/2022/11/27/fratoianni-bonelli-su-caso-soumahoro-no-profilo-illecito/). Bella maniera di fare politica: invece di indagare, verificare, controllare, si va avanti su una candidatura “utile” sul piano dell’immagine. Salvo scoprire troppo tardi che dietro l’immagine non solo non c’è molto, ma emergono quei fenomeni contro i quali dobbiamo batterci. Abbiamo proprio bisogno di questo tipo di politica? Non solo si è dato spazio al partito di Minniti & C., ma si è danneggiata l’immagine dei movimenti solidali, come sarebbe stato difficile fare altrimenti. Quell’altra volta, erano bastati 30 denari; qui ci si è limitati al 3%.
4) E che c’entra Casamicciola, a parte l’attutimento degli attacchi, in tanta parte strumentali, contro Soumahoro? Già, che c’entra? Io l’ho vista personalmente quella cittadina qualche anno fa, in occasione di un’iniziativa di Legacoopsociali ad Ischia. C’ero andato perché incuriosito da quel terremoto così localizzato (manco tutta l’isola!) che nel 1883 uccise metà dei suoi abitanti e villeggianti, tra cui ambedue i genitori di Benedetto Croce. E ne ho tratto due immagini precise: la ricostruzione in un secolo aveva prodotto un vero e proprio cesso (unica definizione architettonica valida); in questo contesto, la piazza era occupata da una megabaracca abusiva, che il comune avrebbe voluto abbattere, ma che un decreto giudiziale imponeva rimanesse lì. E con questo, la finisco qui, a proposito di politici capaci solo di tweet e campagne elettorali, di responsabilità dei sindaci e dei magistrati e di leggi scritte evidentemente sulla carta igienica.