«Pur condividendo gran parte della lettera aperta, soprattutto che la nuova formazione a sinistra del PD non possa concepire che tutti gli iscritti,  militanti ed elettori del PD siano il nemico non posso firmarla, eventualmente dopo aver chiesto delle correzioni, a causa della presentazione/ premessa. Ho partecipato dalla fondazione alle attività di laboratorio. Tra l’altro è stata una delle pochissime associazioni che si sia accorta della centralità della legge elettorale discutendo dell’incostituzionalità del Porcellum e della legge elettorale per il Parlamento europeo. Tuttavia non mi sono mai identificato nello scontro interno al PD. Già iscritto ai DS sono uscito proprio per non fondermi nel PD. Quella scelta è stata un errore tutto il resto ne è stata una prevedibile conseguenza. Ovviamente avrei preferito che Cuperlo vincesse piuttosto che Renzi  nella speranza che imboccasse un’altra strada.

Tranne eccezioni individuali come Walter Tocci la sinistra del PD ha preferito privilegiare la disciplina di Partito piuttosto che l’art. 67 della Costituzione. Alla fine ha ceduto sulla legge elettorale e sulla revisione costituzionale. La legge elettorale e la revisione (CONTRORIFORMA o DEFORMA in nessun caso Riforma)  costituzionale  sono macigni rispetto ai quali non è ammessa indifferenza o neutralità perché ne va del futuro democratico del nostro paese e non esagero essendo per formazione un socialista gradualista e riformista, anche se intransigente, come lo era Matteotti (si parva licet componere magnis). Bisogna trovare luoghi dove condurre il confronto. Non ci sono più le Case del popolo o un movimento sindacale cooperativo come organizzazioni di massa al’interno delle quali proseguire il dibattito con la finalità di ricomporre la sinistra italiana non su modelli astratti, ma individuando le lotte da condurre e vincere: la prima delle quali è quella dell’eguaglianza. Non dobbiamo abbandonare lo spirito del federalismo europeista  per regredire al nazionalismo patriottardo e poco patriottico.

Felice Besostri

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Il Laboratorio Politico per la Sinistra ebbe vita tre anni fa, prospettando la necessità di riaggregare intorno al P.D., guidato in quella fase da Pierluigi Bersani, le forze della sinistra laica, cattolica ed ambientalista che avevano il comune obiettivo di una evoluzione nel senso di un socialismo democratico critico in Italia ed in Europa.
All’indomani della sconfitta elettorale del 2013 il “Laboratorio” ha cercato di interpretare questa funzione in modo più interno al P.D. sostenendo, nel corso della battaglia congressuale la candidatura di Gianni Cuperlo. Vinse Matteo Renzi, che diede ben presto a quel risultato il carattere di un mandato plebiscitario, con ciò marcando una discontinuità profonda per il P.D. e per la sinistra nel suo insieme.
Di fronte al nuovo quadro politico che andava prospettandosi, il “Laboratorio” si è sforzato di scrutare le dimensioni e la portata della crisi politica che attraversava le forze della sinistra interna ed esterna al P.D. mantenendo fermo l’impegno a lavorare per costruire una piattaforma politica capace di riaggregarle e di tenerle unite.
Ora tutto si è rimesso in movimento. A distanza di due anni l’offerta politica di Matteo Renzi segna i primi segni della sua inadeguatezza strategica. Il Paese è tuttora immerso nelle panie di una grave crisi strutturale, mentre il P.D. ha subìto un depauperamento senza precedenti del suo patrimonio ideale, organizzativo ed elettorale.
Oggi sottoponiamo a tutti quelli che credono nei valori della sinistra e del centrosinistra questa lettera aperta. Il Laboratorio Politico per la Sinistra si mette a disposizione di questo progetto.  

Lettera aperta

E’ cominciata una stagione decisiva per l’obiettivo di una rinascita della sinistra, o meglio della nascita di una sinistra di tipo nuovo.
La pressoché completa subalternità politica e culturale del P.D. alla vocazione centrista del Governo, mercé il doppio incarico con il quale Matteo Renzi regge il primo ed il secondo, ha prodotto un torsione fortissima sul corpo del Partito che ha costretto la sinistra interna nelle angustie di una battaglia di rimessa tutta spesa nelle aule parlamentari, e che ha provocato un’emorragia di iscritti e di voti di sinistra, testimoniata fra l’altro dalla nascita di “Sinistra Italiana”.
In questo contesto il rischio che il confronto politico si trasformi in mera contrapposizione appare quanto mai concreto. Da una parte, nel Partito Democratico, vasti settori della maggioranza renziana coltivano l’idea del “Partito della Nazione” e cioè di una collocazione centrista. Dall’altro “Sinistra Italiana” nasce con l’idea che sia possibile  sconfiggere nel breve termine Matteo Renzi, giudicando il P.D. non recuperabile e ormai organicamente collocato su posizioni moderate.
Il paradosso di queste posizioni sembra essere la condivisione di una teoria negativa sulle prospettive del centro-sinistra come sistema di alleanze per governare il Paese. Questo piano di confronto politico va superato al più presto poiché l’asprezza della dialettica politica che viene messa in campo rischia di travolgere quanto rimane dell’eredità dell’Ulivo e del centro-sinistra.
Una simile prospettiva appare tanto più inaccettabile se si considerano le conseguenze negative sul piano locale; cioè laddove si trovano le stesse fondamenta della sinistra e dove sono maturate le esperienze più feconde ed innovative del centro-sinistra.
Tra qualche mese alcuni milioni di elettori saranno chiamati alle urne per rinnovare le amministrazioni delle loro città. Noi non condividiamo la superficialità con cui il dibattito politico sta affrontando il nodo dei programmi e delle alleanze necessarie per sostenerli; né, tanto meno, il carattere autoreferenziale delle candidature. Occorre una matrice politica e culturale che dia senso e definisca la qualità delle candidature, la sostenibilità dei programmi e la credibilità delle alleanze.
Noi siamo convinti che la prima possa essere assicurata dalle candidature portatrici della cultura politica di un nuovo Ulivo, come espressione di una visione profondamente innovativa della società e dei valori dell’umanesimo e dell’eguaglianza.
Anche sul tema dei programmi e delle alleanze va fatta chiarezza di fronte agli elettori. La storia degli ultimi anni – sia dove l’esperienza amministrativa è naufragata (come a Roma), sia dove ha dato ottima prova (come a Milano) – dimostra che non esiste nessuna prospettiva seria di governo, soprattutto nelle grandi città, al di fuori di un nuovo centro-sinistra che tenga insieme tutte le forze realmente interessate al cambiamento e a fare barriera contro le destre vecchie e nuove che agitano posizioni populiste e xenofobe e che in tutta Europa rappresentano un grande pericolo.
Il senso politico delle primarie di coalizione per la scelta dei candidati sta certo nella definizione di regole votate alla trasparenza ed alla massima partecipazione, ma soprattutto nella scelta di restituire al popolo di centrosinistra la prospettiva di un nuovo Ulivo e una piattaforma politica e programmatica forte e netta.
Questo è il terreno sul quale, in particolare, sono chiamate a misurarsi Sinistra Italiana e il P.D. , in particolare le sue componenti uliviste, di sinistra e ambientaliste.
Per questo noi ci riconosciamo pienamente nell’appello dei tre sindaci per un nuovo centro-sinistra , che troppo rapidamente è stato lasciato cadere, ed in ogni  iniziativa che unisca le forze della sinistra. Se è vero che la vecchia sinistra novecentesca è in crisi irreversibile e che il socialismo europeo è debole e senza voce rispetto ai grandi problemi del mondo, tuttavia è altrettanto vero che soltanto in una prospettiva di nuovo centro-sinistra  si può costruire qualcosa non solo in Italia.
Per parte nostra noi intendiamo lavorare per costruire un nuovo piano di confronto politico. A coloro che dicono che il P.D. è perduto in una deriva  senza ritorno noi diciamo che, malgrado politiche e scelte sbagliate del governo e della maggioranza del Partito, il P.D. resta lo spazio nel quale abita (anche se in condizioni di profondo  e crescente disagio politico) la maggioranza del popolo della sinistra del nostro paese, senza il quale non è possibile costruire alcuna seria prospettiva di cambiamento.
A coloro che dicono che “Sinistra Italiana” è il nuovo avversario del P.D., perché critica le scelte sbagliate del Governo con ciò chiudendo ogni possibilità di confronto, noi diciamo che a sinistra c’è uno spazio crescente di elettori delusi che si rifugiano nell’astensionismo e che vanno riconquistati alla partecipazione politica. Se “Sinistra Italiana” nasce per assolvere a questo compito, la sua funzione sarà positiva. E potrà esserlo a patto che iscriva la sua azione nella linea di orizzonte della costruzione di una sinistra di tipo nuovo e di un centro-sinistra largo ed aperto che recuperi l’esperienza e l’ispirazione dell’Ulivo.
Un P.D., al quale viene finalmente restituita la sua autonomia politica rispetto al governo, Sinistra italiana, e le altre forze e associazioni progressiste, debbono avere la consapevolezza che anche in Italia il pericolo di una destra populista che lavora sui drammi, sulle paure e sulle ingiustizie prodotte dalla crisi, è molto forte. Ci sono temi come quelli dei migranti, della sicurezza, della lotta al terrorismo, della pace, che costituiscono già ora – pur nelle differenze – un patrimonio comune in netta contrapposizione alla destra populista.
La politica economica e sociale del Governo, invece, va cambiata alla radice. Su questo terreno è fondamentale il ruolo del movimento sindacale -oggi inopinatamente ignorato dal Governo-, di cui vanno marcati i segni di ripresa unitaria dell’iniziativa e di mobilitazione sui luoghi di lavoro. Il lavoro resta la questione cruciale del nostro paese che il “jobs act” ha solo occultato sotto la coltre degli incentivi alle imprese. L’impianto di “liberismo temperato” di stampo blairiano che ha ispirato le scelte del governo è profondamente sbagliato. Occorre una nuova visione dello sviluppo mettendo al centro i grandi temi della sostenibilità ambientale di cui si è recentemente parlato a Parigi. In questo contesto occorre promuovere e qualificare un’azione pubblica per il rilancio dell’economia italiana e europea, capace cioè di cambiare segno alle politiche della UE  e di orientare un flusso massiccio e straordinario di risorse per l’investimento in economia reale a partire dal Mezzogiorno, e cambiare passo nelle politiche per la scuola, l’Università e la Ricerca.
L’architettura istituzionale a cui alludono la riforma elettorale e la riforma del Senato volute dal Governo di Matteo Renzi è bislacca e inquietante. E’ il profilo di un sistema democratico basato sul consenso plebiscitario che altera profondamente l’equilibrio dei poteri tra Esecutivo e Parlamento; che chiude il discorso sulla partecipazione democratica, che nega alla società civile le forme di rappresentazione proprie dei corpi intermedi. La qualità democratica delle  istituzioni repubblicane è questione cruciale per il futuro del nostro Paese. Per questo occorre un patto che impegni e mobiliti tutte le forze disponibili,  a riprendere da subito l’iniziativa, sia in sede politica per cambiare profondamente la legge elettorale, sia di fronte ai cittadini, che nel prossimo autunno saranno chiamati alla prova referendaria.
Nascerà una nuova sinistra e un nuovo centro-sinistra se saremo capaci di sfidare  i teoremi di una modernizzazione che ripropone l’ormai fallito ricettario del liberismo, mettendo in campo un programma fondamentale di valori e di proposte politiche per il paese.

In buona sostanza pensiamo ad una vera e propria Costituente delle idee. Possiamo farne l’occasione per rimettere in moto un processo di ricerca politica collettiva, che unisca le forze partendo dai contenuti, e che per questa via affronti anche i nodi della partecipazione alla vita politica dei partiti.
L’obiettivo che ci sentiamo di proporre è di convocare dopo il voto amministrativo la Costituente delle idee per parlare di contenuti e non di schemi, di valori e non di leadership.

 Roma, 28/01/2016