«Mi dispiace che per l’esigenza di rispettare i tempi di intervento abbia preso l’abitudine di scrivere i miei interventi e quindi no possa tener conto della suggestiva e stimolante relazione del compagno Nencini, con il quale mi complimento anche se esprime sensibilità (politiche) con le quali non concordo integralmente. Ci tornerò in seguito, nei prossimi giorni, con chiose e commenti.

Care compagne e cari compagni è con preoccupazione ed emozione che partecipo a questa sessione della DN di recente eletta. Son qui in effetti in una nuova veste , non sono più qui in rappresentanza di una mozione congressuale, di un certo numero di tessere o di un consistente pacchetto di  voti bensì come esponente” del mondo della cultura, dell’associazionismo e dell’impresa” e tra questi mondi devo presumere come esponente della cultura, poiché non sono imprenditore, se non di me stesso come titolare di uno studio legale (per di più in tal caso non ci sarebbe stata una ragione di preferirmi tra le altre migliaia di avvocati socialisti) né di un’associazione, come coordinatore portavoce del Gruppo di Volpedo ( in quanto in attesa di un’attuazione dello Statuto PSI, nella parte in cui prevede adesioni collettive il Gruppo non ne fa parte, né comunque ha deciso mai di farne parte).

Sono quindi un esponente della cultura, un intellettuale si sarebbe detto in altri tempi, cioè uno che insieme con operai, soldati e contadini avrebbe dovuto dar vita a un mondo nuovo. Senza attribuirmi compiti così titanici, che per di più sappiamo come siano miseramente finiti,quantomeno un intellettuale, se non altro per omaggio filologico all’etimologia del suo nome, deve dire cose intelligenti, anche se non originali: era meno gravoso qui rappresentare la mia regione, che pure come regione settentrionale è terra di missione per i socialisti e la sinistra in generale, di cui i socialisti sono parte o tendenzialmente dovrebbero esserlo. Così è nel resto d’Europa: i partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti, anche nel periodo di fascinazione per il liberismo, sono sempre stati la sinistra del loro paese e sempre la sua formazione egemone. Collocarsi a sinistra –e questa è una critica di chi per unire parla di “sinistra senza aggettivi”- è una mera collocazione spaziale dice al più dove stai ma non dove vuoi andare. Una sinistra nuova ed europea, come primo passo di una dimensione internazionale, cui siamo obbligati dalla globalizzazione, che ci piaccia o no, deve essere ampia e plurale e quindi avere tanti aggettivi, per esempio: socialista, democratica, laica, autonoma, ambientalista, liberal-libertaria, un elenco non tassativo. Una sinistra erede dell’illuminismo e dell’umanesimo, nella quale abbiano pari dignità atei, agnostici e credenti e tutti coloro che vivono del proprio lavoro, che siano lavoratori dipendenti, autonomi o liberi. La sinistra non farà passi in avanti, finché non avrà, non dico risolto, ma almeno affrontato la questione socialista,che non è la questione dei socialisti, i quali individualmente considerati le loro questioni sanno risolversele brillantemente, basta pensare a quelli che si sono accasati nella destra, con la civetteria di dirsi ancora socialisti o di rivendicarne l’origine, o in altre formazioni di centro o di sinistra. Ci sono anche socialisti nell’Italia dei Valori: è la legge del contrappasso……per Di Pietro?O la sindrome di Stoccolma per i socialisti nell’IdV?

Le recenti tendenze nel Socialismo europeo, a partire dal PSE (Congresso di Praga 2009) e dai suoi partiti più significativi e come la SPD o il PS francese e i partiti scandinavi che si sono presentati in coalizioni rosso-rosso-verdi, consentirebbero a un PSI chiaramente collocato a sinistra di scavare nelle contraddizioni di una sinistra italiana, che non sono superate nemmeno dalla parte che si dichiara più innovativa e corsara come SEL, grazie anche all’eredità lasciata da Sinistra e Libertà delle elezioni europee. Del resto collocarsi a sinistra del PD non è impresa da far “tremar le vene e i polsi”. Né mi pare fondata l’obiezione che collocarsi a sinistra del PD non sarebbe compreso dal nostro elettorato: di quale lettorato stiamo parlando? Dell’1% scarso del 2008, di quello che non ci ha aiutato a superare insieme ai compagni di viaggio di SeL il 4% nel 2009, di quello da prefisso telefonico in molte regioni italiane, tutte le settentrionali con certezza? Si tratta di una questione di collocazione nello spazio se non stiamo a sinistra del PD o ci collochiamo nel PD( qualcuno tra di noi che ci pensa c’è) o al centro: un’area affollata e senza un chiaro leader, ma possiamo escludere che un socialista, allo stato sconosciuto, possa diventarlo.

Dicevo che un PSI chiaramente schierato a sinistra potrebbe giocare la carta europea dal documento congiunto SPD- PSF o se volesse scendere in particolari l’esperienza islandese di unificazione di socialdemocratici e comunisti in un partito affiliato all’Internazionale Socialista, l’unico paese dove la sinistra unita ha vinto alla grande le elezioni e in cui un primo ministro dovrà affrontare un processo penale per complicità o per colpevole negligenza per il crack finanziario dell’isola. Intanto abbiamo tolto il PSE dalle nostre bandiere e non offriamo, come pure il nostro statuto consentirebbe, la possibilità di diventare PES activist, a chi si riconosce nel socialismo europeo, senza voler diventare membro di un partito socialista nazionale, come da anni chiedono i funzionari socialisti delle organizzazioni e istituzioni internazionali di Ginevra e in Italia il Gruppo di Volpedo. Un Partito dichiaratamente socialista ed europeo si sarebbe accorto di documenti presentati, spesso votati e a volte, poche,maggioritari che chiedono l’adesione si SEL al PSE  o la sua individuazione come i interlocutore necessario, prioritario o privilegiato. Di questo il PSI se avesse tenuto fede al suo documento congressuale nella parte, piccola piccola, in cui teneva aperta un’interlocuzione con SEL, si sarebbe dovuto far carico A parte le dichiarazioni alla stampa di questo o quel dirigente politico, che in un partito serio non danno e fanno la linea politica, ma al più la comunicano, non ho avuto contezza di un documento politico di analisi di quanto avviene nel PD o che analizzi e critichi il documento congressuale di SEL,che non può accontentarsi di avere un leader più mediatico di altri, per dare per risolti i problemi di fondo, ideologici, politici, strutturali e programmatici della sinistra italiana . Tra questi problemi vi sono i rapporti con il sindacato e ancor più gravi i rapporti tra sindacati. La mancanza di una Centrale Sindacale Unica o largamente egemone è una delle specificità italiane che ci allontana da un modello politico europeo. Un partito socialista che voglia giocare un ruolo deve star in mezzo ai problemi delle persone.

Invece, mentre persino un PD si divide sulla partecipazione alla manifestazione del 16 ottobre, il PSI con un secco comunicato del suo segretario comunica che non aderisce e accanto ad una petizione di principio giusta, che cioè il sindacato non ha bisogno di nuove spaccature, sente il bisogno di criticare la FIOM per la sua posizione su Pomigliano e in generale sui rapporti con Fiat, avallando quantomeno un’unilateralità della Fiat nell’imporre le sue scelte: un metodo inaccettabile per qualsivoglia sindacato europeo, anche quando erano dominati dalla destra socialdemocratica. Un partito socialista che avesse voluto assolvere al suo compito europeo ( collocarsi a sinistra non significa confondersi  con le altre formazioni) avrebbe parlato anche di operai serbi o polacchi: parliamoci chiaro, se per rilanciare la Fiat, la stessa avesse licenziato diverse migliaia di operai stranieri, la cosa non avrebbe fatto una grande impressione e non si sarebbero fatte manifestazioni in Italia.

Il 16 ottobre non c’era in piazza solo la FIOM e la CGIL, ma anche un disagio politico e sociale che non si può sottovalutare e che non ha più canali politici di sinistra per potersi esprimere. Pur con la prudenza di mia nonna, che mi ha insegnato”che chi non ha testa ha gambe”, il successo della manifestazione sarebbe sprecato, se non ne seguissero strategie coerenti con il bisogno primario di difendere le condizioni di vita e di lavoro di chi vive, italiano o no, in questo nostro paese. Un’avvertenza va però anche data a quanti scambiano il successo di partecipazione ad una manifestazione per consenso politico:vi ricordate il 24 ottobre 2007 e i risultati di Sinistra Arcobaleno di pochi mesi dopo?

Una correzione di linea si impone nel Partito nel solco di quanto avviene in Europa, persino nel Partito Socialista Svizzero, che confermerà una linea nettamente più a sinistra ed ecologista nel congresso di Losanna di fine ottobre e se non diventerà la linea del partito allora è meglio che si organizzi una Sinistra Socialista al suo interno, piuttosto che fuori.

Nel programma di iniziative del Partito per l’anno prossimo ricordo che nel 2011 non è solo il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ma anche il 21 gennaio il 90° della scissione di Livorno e il 1 marzo il 25° dell’assassinio di Olof Palme: due occasioni per affrontare i nodi della nostra storia  nazionale ed europea.

ROMA 20 Ottobre 2010

Intervento di Felice Besostri

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