«Nell’imminenza delle elezioni si è sommersi da appelli al voto e programmi, per evitare di disturbare ho messo nell’oggetto il riferimento al voto: chi non è interessato può cancellare l’e-mail senza aprirla. Avrei tanto voluto trasmettere ai destinatari certezze infrangibili. Non è così! Devo confessare che, per la prima volta nella mia vita sono stato tentato dall’astensione. Abbiamo dato vita a forme di governo confuse, né parlamentari, né presidenziali: l’elezione diretta dei vertici esecutivi ha creato solo una posizione di preminenza diminuendo i poteri di controllo e le competenze delle assemblee, a favore di
presidenti di regione e delle loro giunte. Soprattutto si è introdotto il principio che gli organi elettivi devono godere della fiducia dell’esecutivo, tanto che in caso di contrasto vengono automaticamente sciolti. La sinistra non è esente da responsabilità nelle scelte delle elezioni dirette dei vertici esecutivi e nelle riforme delle leggi elettorali, che hanno stravolto la nostra Costituzione, che a parole si vuole difendere. Si rinnovano i consigli regionali in assenza di ogni giudizio sulle cose fatte e di confronto sulle cose da fare: un ennesimo referendum, invece, sulla persona di Berlusconi.
La contesa elettorale si organizza principalmente su due formazioni politiche, il PdL e il PD, che non si sa cosa siano e che non hanno omologhi nel panorama politico europeo. Sono un europeista convinto, grazie a questo punto fermo, ritengo che il primo passo da fare sia quello di contribuire a costruire anche in Italia un paesaggio politico europeo con due partiti principali, un partito conservatore e un partito socialista democratico, che si contendono la leadership per il governo del paese.
Se i grandi partiti si dimostrano incapaci di risolvere i problemi del paese, forse bisogna scommettere su formazioni più piccole, ma di lunga tradizione e soprattutto, che facciano parte di una delle grandi famiglie politiche europee. Per questo vincendo le resistenze iniziali ed accantonando dubbi e riserve, ho deciso di votare in Lombardia per la lista del Partito Socialista Italiano. E’ un partito che si è rinnovato, che ha rotto nettamente con pratiche del passato, che peraltro erano di una minoranza di persone. Soprattutto è l’unico partito italiano riconosciuto dal Partito Socialista Europeo. I partiti socialisti democratici sono la forza più dinamica della sinistra europea, come dimostrato dal primo turno delle elezioni regionali francesi. La mia decisione è confortata che capolista nelle circoscrizioni di Milano, Bergamo e Brescia è Pia Locatelli, già parlamentare europea attenta e capace e Presidente della Internazionale delle Donne Socialiste.
La conosco e apprezzo da molti anni e dovete sapere che normalmente non sono tenero nei giudizi sui politici italiani, che nella media non sono all’altezza dei problemi del paese. Per rinnovare la classe politica italiana bisogna punire le grandi formazioni: mi piacerebbe che le astensioni avessero un effetto sui rimborsi elettorali o ancora di più sui seggi da distribuire. Trovo assurdo che il numero dei consiglieri regionali resti lo stesso sia che partecipi l’80% degli elettori o putacaso meno del 50%: con il paradosso che la lista di maggioranza relativa ( cioè di minoranza assoluta) ottenga più seggi aggiuntivi quanti meno voti ottenga. Purtroppo non è così le astensioni favoriscono l’immobilismo di chi occupa le istituzioni. Abbiamo, invece, bisogno di innovazione per superare gli squilibri e le diseguaglianze di reddito e di possibilità, che frenano la nostra società. Chi vive del proprio lavoro sia un dipendente, un lavoratore autonomo, un libero professionista o un imprenditore deve essere privilegiato, anche fiscalmente, rispetto agli speculatori finanziari e ai redditieri.

Milano, 16/03/2010

Felice Besostri