«ANSA: SOFRI: TAR ACCOGLIE RICORSO BOMPRESSI,FAMIGLIA VEDA DOCUMENTI
GIUDICI ORDINANO A MINISTERO GIUSTIZIA ESIBIZIONE FASCICOLO
La I sezione del Tar del Lazio ha accolto in parte il ricorso, presentato dai famigliari di Ovidio Bompressi, che chiedevano di prendere visione del fascicolo sulla grazia all’ex leader di Lotta Continua. Nella sentenza di merito, i giudici ordinano al ministero di Giustizia di esibire “l’elenco completo dei documenti presenti nel fascicolo relativo al procedimenti di grazia”.
Per quanto riguarda il comportamento del ministero, che ha vietato ai familiari di Bompressi di accedere ai documenti relativi alla domanda di grazia, i giudici sostengono che il diniego “non possa essere giustificato dal fatto che vi siano atti o documenti ‘contenenti notizie o apprezzamenti riservati”” e definiscono “pretestuoso” il richiamo al fatto che il fascicolo contenga “documenti finalizzati alla prevenzione e repressione della criminalita””.
Il Tar del Lazio ravvisa inoltre nel comportamento del ministero “una palese disparita’ – scrivono i giudici – di trattamento in quanto, mentre si e’ negato l’accesso alle dirette interessate (la moglie e la figlia di Bompressi, ndr) la documentazione in questione e’ stata invece comunicata a soggetti estranei, come la giornalista Liana Milella, secondo quanto e’ dato evincere dal testo dell’articolo pubblicato l’8 ottobre 2003 dal quotidiano ‘La Repubblica””.
Il diniego, sostengono inoltre i giudici nella sentenza di merito, “e’ intrinsecamente contraddittorio in quanto nega l’ostensione documentale nel presupposto che si verta in presenza di atti strumentali e insindacabili decisioni di organi costituzionali, mentre e’ noto – scrive il Tar – che il ministero della Giustizia, archiviando il procedimento, ha precluso le valutazioni del presidente della Repubblica, organo costituzionale competente in materia”.SOFRI: TAR, MINISTERO HA RISPETTATO ITER PROCEDURA BOMPRESSI
Il ministero della Giustizia ha rispettato l’iter di notifica del procedimento sulla domanda di grazia ad Ovidio Bompressi comunicando, ad ottobre, al magistrato di sorveglianza di Pisa che la domanda era stata respinta e poi trasmettendo l’11 novembre il fascicolo al presidente della Repubblica.
e’ quanto scrivono i magistrati della I sezione del Tar del Lazio nella sentenza di merito con cui hanno archiviato uno dei due ricorsi presentati dai familiari dell’ex leader di Lotta Continua contro l’obbligo del ministero della Giustizia di concludere l’istruttoria sulla domanda di grazia e di trasmettere il fascicolo al Capo dello Stato.
In base alla documentazione, prodotta dall’Avvocatura dello Stato, il Tar del Lazio ha chiuso il ricorso dichiarando cessata la materia del contendere.
“Merita precisare ancora, – aggiungono i giudici della I sezione – ad anticipazione di una ipotetica obiezione, che non osta a tale declaratoria di cessazione della materia del contendere la circostanza per cui risulterebbe trasmessa al presidente della repubblica la sola relazione dell’Ufficio Grazie comprensiva della decisione del ministro, con conseguente situazione di incompletezza documentale ai fini delle determinazioni del Capo dello Stato”. Perche’, sottolinea il Tar del Lazio, “la vexata questio relativa alla competenza a concedere la grazia si colloca incontestabilmente nell’ambito dei rapporti (di natura politica) tra Capo dello Stato e ministro controfirmante”.
Precisando di non voler entrare nel dibattito parlamentare in corso sulla grazia, i giudici amministrativi sostengono che sulla grazia a Bompressi il ministero abbia seguito “il piu’ corretto approccio metodologico” e affermano che “l’iniziativa rispetto all’atto in questione debba provenire dal ministro, pur potendo verosimilmente il Presidente della Repubblica sollecitare la proposta ministeriale; conseguentemente la valutazione negativa espressa dal ministro preclude qualsivoglia decisione autonoma del Capo dello Stato”.
Nella sentenza, i giudici amministrativi ricostruiscono l’iter del procedimento istruttorio avviato dal ministero della Giustizia sulla domanda di grazia, presentata il 6 febbraio 2002 dai famigliari dell’ex leader di Lotta Continua. A conclusione del procedimento, il 30 settembre 2003 il dipartimento per gli affari di Giustizia della direzione generale della giustizia penale del ministero trasmetteva al ministro Roberto Castelli una relazione contenente parere sfavorevole all’atto di clemenza. “Lo stesso giorno – scrivono i magistrati nella sentenza – il ministro della Giustizia ha concordato sul parere contrario espresso dall’Ufficio alla formulazione della proposta di grazia”.
Sin dal 30 ottobre 2003, prima cioe’ che moglie e la figlia di Bompressi diffidassero il 17 ottobre il ministero sull’obbligo di pronunciarsi sull’atto, il ministro della Giustizia, sottolinea il Tar, aveva gia’ provveduto a dare il via all’iter di notifica.
L’esito della domanda di grazia e’ stato poi comunicato il 7 ottobre al magistrato di sorveglianza di Pisa e, per conoscenza, al procuratore generale presso la Corte d’Appello di Milano con invito a darne comunicazione all’interessato. A quel punto, ricostruiscono i giudici amministrativi, la Digos della questura di Massa Carrara ha informato il 23 ottobre l’ufficio di sorveglianza di Pisa di aver provveduto a comunicare il 21 ottobre a Bompressi la decisione del ministero di respingere la domanda di Grazia e di questa comunicazione l’ufficio di sorveglianza informava il 14 gennaio scorso il dicastero. Il 23 ottobre copia della domanda della pratica di grazia e’ stata infine trasmessa al Capo dello Stato.
Date e tempi di notifica del provvedimento erano emersi l’11 febbraio scorso nell’udienza di merito davanti al Tar facendo cadere dalle nuvole i difensori ed i famigliari dell’ex leader di Lotta Continua. “Non ci e’ stato notificato nulla” aveva affermato il legale Felice Besostri che aveva parlato di un “giallo”.
SOFRI: BOMPRESSI RICORRE A CIAMPI DOPO SENTENZE TAR
DOMANDA GRAZIA RESPINTA DA MESI MA FAMIGLIA NON LO SAPEVA
L’unica consolazione sara’ poter capire, attraverso la lettura del fascicolo, perche’ il ministro della Giustizia Roberto Castelli ha detto no alla grazia. Solo una consolazione perche’ oggi per la prima volta ufficialmente Ovidio Bompressi ha saputo attraverso una sentenza del Tar che la domanda, presentata due anni fa dalla moglie e dalla figlia, e’ stata respinta a settembre e che il 23 ottobre la pratica e’ stata trasmessa al Capo dello Stato.
Ma la battaglia dell’ex leader di Lotta Continua non si ferma: un ricorso straordinario contro il diniego della domanda di grazia e’ gia’ stato presentato il 17 febbraio scorso al Capo dello Stato ed il legale della famiglia Felice Besostri ha annunciato un secondo ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar, che convalida l’iter procedurale seguito dal ministero per notificare il rifiuto alla grazia.
I giudici amministrativi della prima sezione del Tar del Lazio si sono pronunciati nel merito di due ricorsi, presentati da Giuliana ed Elisabetta Bompressi. E se il Tribunale amministrativo ha accolto in parte il ricorso piu’ recente e ha ordinato al ministero di Giustizia di esibire “l’elenco completo dei documenti presenti nel fascicolo relativo al procedimenti di grazia”, i magistrati hanno dichiarato cessata la materia del contendere per il ricorso che chiedeva di pronunciarsi sull’obbligo o meno del ministero di concludere l’istruttoria e di trasmettere il fascicolo al Presidente della Repubblica per le sue determinazioni.
Cessata la materia del contendere perche’, scrivono i giudici sulla base dei documenti presentati dall’Avvocatura dello Stato ma sconosciuti, sostiene Besostri, ai Bompressi, nei quali si attesta che risale al 30 settembre 2003 il parere contrario del ministro Castelli alla proposta di clemenza. L’iter, scrive il Tar, e’ proseguito con la comunicazione del rifiuto, il 7 ottobre, al magistrato di sorveglianza di Pisa, ed e’ proseguito quando il 21 ottobre la Digos di Massa Carrara ha comunicato a Bompressi la decisione del ministero. Decaduta, sostengono i giudici amministrativi, anche la richiesta di trasmissione degli atti al capo dello Stato, visto che il 23 ottobre una copia della domanda della pratica e’ arrivata al Colle.
Il legale della famiglia si dice “esterefatto” e non nasconde lo stupore. “Per la prima volta ufficialmente – afferma Besostri – Bompressi e i suoi famigliari hanno saputo che la loro domanda di grazia era stata respinta, che il provvedimento era stato notificato al tribunale di Pisa e che copia della pratica era stata trasmessa a Ciampi, un iter di cui non ne abbiamo mai saputo nulla tranne una semplice telefonata di un funzionario della Digos di Massa Carrara”. Resta la consolazione di capire attraverso la visione del fascicolo perche’ Castelli ha detto no. E un ultimo appello al Capo dello Stato.
4 marzo 2004 – LEGALI BOMPRESSI, ORA CONFIDIAMO IN CIAMPI PER GRAZIA
ANSA:
SOFRI: LEGALI BOMPRESSI, ORA CONFIDIAMO IN CIAMPI PER GRAZIA
DECISIONE NON E’ AFFIDATA A GIUDIZIO UNICO MINISTRO GIUSTIZIA
Dopo la pronuncia del Tar del Lazio, che ha in parte accolto il ricorso della famiglia di Ovidio Bompressi, la questione della grazia e’ giunta al Quirinale e non e’ affidata al giudizio unico del ministro della Giustizia. Lo affermano gli avvocati Besostri di Milano, Gamberini di Bologna e Menzione di Pisa, che assistono i familiari di Bompressi.
“Per quanto concerne il ricorso contro il silenzio rifiuto del ministro della Giustizia di pronunciarsi sulla domanda di grazia e di trasmettere il fascicolo al presidente della Repubblica – spiegano i legali – il ricorso non e’ stato respinto, ma dichiarato improcedibile, poiche’ il Tar ha accertato che il ministro si e’ pronunciato negativamente sulla domanda di grazia ed ha trasmesso il fascicolo al Quirinale, sia pure incompleto, come ha censurato il Tar ‘con conseguente situazione di incompletezza documentale (e dunque istruttoria) ai fini delle determinazioni del Capo dello Stato”‘.
Il ministro, proseguono gli avvocati, “ha provveduto a quanto richiesto con ben tre atti di diffida da parte dei nostri assistiti del settembre, dell’ ottobre e del novembre 2003, ma ha tenuto segrete le sue decisioni, si ritiene al fine di impedirne una tempestiva impugnazione. Contro un diniego comunicato solamente con una telefonata e neppure alle interessate – aggiungono – e’ gia’ stato radicato un ricorso straordinario al capo dello Stato fin dal 17 febbraio ed ora si impugneranno i dinieghi e la sentenza del Tar sull’ improcedibilita”‘.
La decisione, infatti, sottolineano i legali, “e’ stata assunta sulla base di documenti acquisiti in altro ricorso e tenuti nascosti alla difesa dei congiunti di Bompressi e che non sono mai entrati formalmente a far parte del fascicolo. Ora la questione della grazia di Bompressi e’ giunta al Quirinale. Si confida che la presidenza della Repubblica vorra’ far conoscere il suo punto di vista sulla questione. In nessuna delle ipotesi in campo – concludono – la decisione e’ affidata al giudizio unico del Ministro”.
5 marzo 2004 – SOFRI: RICHIESTA PER LETTURE QUARESIMA IN DUOMO MILANO
“Il Corriere della sera”
Tre serate con il patrocinio della Cei. Presentata la richiesta al magistrato
Sofri invitato in Duomo “Venga per la Quaresima”
A Milano per leggere versi di Wilde, via libera di Tettamanzi
MILANO – Quando gli è arrivata la richiesta, una lettera nel carcere di Pisa, per prima cosa ha voluto essere certo di non creare imbarazzi, “nel Duomo di Milano? Ma il cardinale Tettamanzi lo sa?”. Rassicurato, Adriano Sofri ha detto subito di sì e scritto la richiesta al magistrato di sorveglianza. Se gli daranno il permesso, giovedì prossimo andrà nella cattedrale, davanti a migliaia di persone riunite in preparazione della Quaresima, a sillabare l’ultimo, dolente capolavoro di Oscar Wilde: “Ogni uomo uccide ciò che ama / Alcuni lo fanno con uno sguardo amaro / Alcuni con linguaggio forbito / Il codardo lo fa con un bacio / Con la spada lo fa l’ardito… “. È la Ballata del carcere di Reading che il grande scrittore e poeta irlandese pubblicò nel 1898, dopo l’assurda condanna per “omosessualità” che gli costò due anni di carcere e lavori forzati. Un testo sull’orrore della galera – ” Ogni carcere è costruito / con pietre di vergogna / E sbarre, ché non veda Cristo /come il fratello è tratto ” – per il quale hanno pensato subito a lui. Don Luigi Garbini ha ideato l’evento e spiega che lo spunto è la domanda di Nicodemo nel Vangelo di Giovanni. “Se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”, dice Gesù. E Nicodemo: “Come può un uomo rinascere quando è vecchio?”. Ecco, il tema del primo incontro, l’11 marzo, è la “nascita-rinascita”. Così don Luigi ha scritto al detenuto di Pisa: “Ho associato il tema della rinascita alla Ballata di Wilde. Cercavo qualcuno che potesse leggere quel testo senza trasformarlo in lettera mortificata dalla performance dell’attore e in questo senso credo che lei sia l’unica persona che può viceversa rendere vivo quel racconto, in cui si annuncia un inevitabile perdono soprattutto quando è l’uomo a “uccidere ciò che ama””.
L’esperienza e il dolore del carcere. La “rinascita” della coscienza e dell’uomo. L'”inevitabile perdono”. Chiaro che gli amici di Adriano Sofri raccontino come l’ex leader di Lotta continua, condannato in via definitiva, tenga molto a questo appuntamento. Sofri, dopo otto tormentati processi, è stato condannato per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi, avvenuto proprio a Milano il 17 maggio 1972. Si è sempre dichiarato innocente ma non si è mai sottratto alla pena. Trentun anni più tardi è un uomo molto diverso dal giovane leader di Lotta continua. E dal ’97 non è non è mai uscito dal carcere, se non quando andò a Venezia per l’istanza di revisione del processo, non ha mai chiesto un permesso di uscita se non l’anno scorso, quando presentò domanda per assistere all’udienza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Allora quella domanda gli fu negata, non perché non avesse diritto al permesso ma perché sarebbe dovuto andare all’estero. Don Luigi Garbini, riccioli neri e occhialini da intellettuale, sorride: “Dopo il sì dell’interessato, adesso attendiamo l’autorizzazione dei magistrati”.
Luigi Manconi, che ha visitato Sofri in carcere appena l’altro giorno, non nasconde le sue speranze: “A Milano, nel Duomo… Sarebbe uno dei più grandi gesti simbolici di riconciliazione avvenuti nel nostro Paese”.
Il problema sono i tempi, appena una settimana, “gli ho parlato nel pomeriggio e no, la risposta non era ancora arrivata”, spiega don Roberto Filippini, cappellano del Carcere di Pisa. “L’attenzione che gli è stata mostrata, l’interesse per il tema, Sofri ha accolto con gioia l’iniziativa. Il problema è che nel frattempo è cambiato il magistrato di sorveglianza, i tempi sono stretti, staremo a vedere…”.
L’evento che inizia giovedì si chiama “Pause” e incrocerà in tre serate poesia, musica e arte: nell’ultima interverrà il cardinale Tettamanzi. È organizzato dal Gruppo Artache con il patrocinio dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e in collaborazione con il Progetto Culturale della Cei – il tutto con la supervisione del Duomo. La prima serata prevede anche la partecipazione della cantautrice Suzanne Vega e del video-artista Mark Wallinger. “Seguiamo il progetto pastorale dell’arcivescovo”, spiega l’arciprete del Duomo, monsignor Luigi Manganini: “Vogliamo parlare al cuore dei cittadini, quale che sia la loro fede: quando il cuore degli uomini si apre all’arte è più pronto anche ad accogliere Gesù”.
Tra l’altro, nell’edizione italiana della Ballata dell’editrice “SE”, Sandro Boato associava le due vicende. Qualche tempo fa, commentando il De Profundis , Sofri disse: “In carcere non c’è futuro da guardare, gli occhi senza orizzonti si ammalano subito”. E Wilde, nella Ballata : ” Non avevo mai visto nessuno / Con tanta ansia negli occhi / Fissare un pezzetto d’azzurro / che i prigionieri chiamano cielo “.
Simona Ravizza
ANSA:
SOFRI: L’ ISTANZA DEL LEGALE AL MAGISTRATO DI SORVEGLIANZA
L’ avvocato Alessandro Gamberini, legale di Adriano Sofri, ha inviato oggi una istanza al magistrato di sorveglianza di Pisa, Eugenia Mirani per richiedere un permesso che permetta al suo assistito la partecipazione alla lettura per la Quaresima in Duomo a Milano.
“Mi permetto rispettosamente di sollecitare una risposta all’ istanza presentata a codesto ufficio lo scorso 25 febbraio dal mio assistito, Adriano Sofri, affinche’ l’ eventuale concessione del permesso richiesto giunga in tempo utile per l’ invito della Curia milanese, fissato per giovedi’ 11 marzo – ha scritto il difensore -. A questo proposito, ricordo come gia’ in passato una richiesta di permesso del mio assistito era stata negata, in particolare quella diretta ad autorizzarlo a partecipare personalmente all’ udienza del 4 marzo 2003 avanti alla IV Sezione della Corte Europea dei Diritti dell’ Uomo, a Strasburgo, in cui si discuteva il ricorso n.37235/97 anche da lui promosso”.
“In tale provvedimento – ha aggiunto il legale – tuttavia, non si dubitava del diritto del mio assistito a beneficiare di tale istituto e anzi si diceva espressamente che esistevano tutti i pareri favorevoli in tal senso. Le ragioni tecniche del diniego, all’ epoca, si fondarono essenzialmente sull’ osservazione che il permesso avrebbe dovuto essere trascorso all’estero, comportando con cio’ una forma di esecuzione della pena fuori dai confini nazionali come tale non suscettibile di autorizzazione. Nel caso attuale, invece, cosi’ non e’ e la particolarita’ dell’ invito e dell’ occasione per cui il permesso e’ richiesto affidano alla Sua sensibilita’ i tempi della relativa concessione, eventualmente sollecitando le Autorita’ giudiziarie cui Lei si e’ doverosamente rivolta”.
6 marzo 2004 – SOFRI RITIRA ISTANZA PERMESSO, NIENTE LETTURA IN DUOMO
“Rainews 24”
Caso Sofri. L’ex leader di Lotta Continua ritira la richiesta di permesso. Non andrà in Duomo a Milano
Pisa, 6 marzo 2004
Adriano Sofri ha scritto stamani al magistrato di sorveglianza di Pisa una lettera in cui lo prega di “considerare nulla e revocare l’istanza per un permesso – scrive Sofri- che le avevo indirizzato giorni addietro”. L’ex leader di Lotta Continua aveva chiesto 10 giorni fa un permesso di 72 ore per uscire dal carcere di Pisa Don Bosco, nel quale è recluso dal 24 gennaio del 2000, per partecipare alle iniziative pasquali della Curia di Milano. L’intellettuale era stato infatti invitato in Duomo per “Pause”, una tre giorni in occasione della Pasqua di musica, arte e poesia sui temi della colpa e del perdono. Avrebbe dovuto recitare la “Ballata del carcere di Reading” di Oscar Wilde.
Sofri aveva chiesto anche di poter vedere per la prima volta, durante i tre giorni, la sua nipotina nata lo scorso anno e di poter recarsi nel comune di Pisa per ottenere la carta d’ identita’ in quanto residente nella citta’ toscana. L’ invito della Curia milanese aveva ieri suscitato pareri e posizioni contrastanti e, in serata, l’ arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, aveva fatto sapere, attraverso un comunicato dell’ ufficio di comunicazioni sociali della Curia, di ritenere “che sia da ripensare questo aspetto organizzativo della serata” del ciclo delle manifestazioni programmate in Duomo, nel caso in cui l’invito a Sofri diventasse “un momento di divisione in una società già troppo conflittuale”.
10 marzo 2004 – DAL CARCERE DI PISA SOFRI LEGGE WILDE A ‘TELEPOSTA’
ANSA:
LA7: DAL CARCERE DI PISA SOFRI LEGGE WILDE A ‘TELEPOSTA’
Per la sua rubrica settimanale, domani alle 19.45 Adriano Sofri dal carcere di Pisa, leggera’ per il TgLA7 alcuni brani de ‘La ballata del Carcere di Reading’ capolavoro poetico di Oscar Wilde.
Sofri era stato invitato a recitare questo testo nel Duomo di Milano in vista della Pasqua e per la prima volta da quando e’ detenuto aveva chiesto un permesso per uscire dal carcere. Dopo le polemiche sulla sua possibile partecipazione aveva declinato l’invito, ed ora ha deciso di leggere comunque i versi del poeta inglese che tratta della cupa condizione dei detenuti in carcere.
L’intervento sara’ all’interno di ‘Teleposta’, a cura di Massimo Mapelli, che l’ex leader di Lotta Continua, condannato per il delitto Calabresi, firma ogni settimana all’interno del notiziario.
16 marzo 2004 – ZORZI E SOFRI: LETTERA AL CORRIRE DELLA SERA
“Il Corriere della sera”
risponde Paolo Mieli
Trent’anni dopo: libertà per Zorzi, prigione per Sofri
Lei, caro Mieli, ha scritto che, per avviare un autentico processo di pacificazione della memoria, i “rossi” dovrebbero darsi cura di perdonare i “neri” e viceversa. In linea di massima sono d’accordo con questa sua proposta. Ma vedo che ai “neri” ci pensa lo Stato come nel caso di Delfo Zorzi e altri accusati per la strage di Piazza Fontana; mentre i “rossi”, ad esempio Adriano Sofri, restano in galera per un delitto del quale sono chiaramente innocenti. Tutto ciò mentre dell’eccidio di trentacinque anni fa i ragazzi sedicenni di un liceo scientifico milanese (l’ho appreso da un articolo sul Corriere di Annachiara Sacchi) non hanno più la benché minima nozione. Le sembra giusto? Enrica Magrini
Milano
Cara signora Magrini, no, non mi sembra giusto. Ma avevo messo nel conto che sarebbe potuta andare a finire così e – vorrei dirlo nella maniera più chiara possibile – non credo alla tesi secondo cui, per il fatto che non conosciamo chi ha compiuto quella carneficina, ci sono dei “colpevoli di Stato”. Quando la settimana scorsa la Corte d’appello di Milano ha mandato assolti i tre imputati “neri” per la strage del 12 dicembre 1969 – Giancarlo Rognoni, Carlo Maria Maggi e Delfo Zorzi – immediata è stata la riproposizione del tema di cui alla sua lettera e che può esser riassunto nello slogan “ingiustizia è fatta”. Vediamo insieme qualche brano dello svolgimento di questo tema. “Mi pare una terribile beffa” (Daria Bonfietti, parlamentare Ds nonché presidente dell’Associazione familiari delle vittime della strage di Ustica); “E’ un copione già visto in altri procedimenti come quello contro Andreotti sull’omicidio Pecorelli, quello per la strage alla questura di Milano o anche in occasione del primo processo per Piazza Fontana” (Gerardo D’Ambrosio, ex procuratore capo di Milano); “Provo molta rabbia nel vedere quei tre imputati liberi” (Erminia Passera, Associazione familiari delle vittime).
E ancora: “La mia è una rabbia resa più dolorosa dalla stanchezza… come il giorno della sentenza che scarcerava Priebke, come il giorno della sentenza che condannava Sofri; Giuseppe Pinelli è stato assassinato e non è stato individuato nessun responsabile; il commissario Calabresi è stato assassinato, in carcere ci sono gli uomini sbagliati e l’assassino è ancora in giro” (Alessandro Portelli, il manifesto ); “E’ una sentenza inaccettabile, assurda perché vuole cancellare anche la memoria storica radicata nelle coscienze democratiche” (Mauro Decortes, portavoce del circolo anarchico Ponte della Ghisolfa); “Quanto alla verità storica che non riguarda le singole persone imputate, essa è già scritta: la strage fu di Stato e fu l’inizio della strategia della tensione” (Giovanni Russo Spena, Rifondazione comunista).
Sono parole e argomentazioni – lo dico con il massimo rispetto nei confronti di chi le ha pronunciate – che avrei preferito non leggere. Anch’io, dentro di me, conservo l’intima convinzione che le stragi degli anni Settanta discendessero da un ordito nero e che Adriano Sofri sia innocente del delitto Calabresi. Ma non capisco come sia possibile riproporre in pubblico tali convinzioni con espressioni letteralmente identiche a quelle che furono usate vent’anni fa quando, per lo stesso fatto di sangue e due volte di seguito, furono assolti Franco Freda e Giovanni Ventura. Farà pure una differenza che colpevoli siano stati gli uni (Freda, Ventura), gli altri (Zorzi, Maggi, Rognoni) o dei terzi ancora? E poi: con che faccia presentiamo come frutto di una macchinazione sia la sentenza di condanna di “uno dei nostri” (in senso lato, ovviamente) che quella di assoluzione di qualche “nemico” di trent’anni fa da parte di giudici di uno stesso tribunale?
Ma allora cosa vogliamo far credere che succeda nel Palazzo di giustizia di Milano dove operano quei magistrati che, sia detto per inciso, molti di noi da oltre un decennio – prima o seconda Repubblica – non esitano a elevare al rango di benemeriti quando si occupano di qualche uomo di governo?
Comprendo l’angoscia per il delitto che resta impunito ma mi domando: mi sarebbe mai venuto in mente di scrivere “ingiustizia è fatta” nel caso di assoluzione di Adriano Sofri, sol perché in questo modo l’uccisione di Luigi Calabresi sarebbe rimasta senza colpevole? C’è qualcosa che non va, qualcosa di grave. Spero di sbagliarmi ma questa non è la giusta via per una pacificazione della memoria. E, malauguratamente, neanche per la restituzione della libertà a Sofri.
16 marzo 2004 – SOFRI: SLITTA ALLA CAMERA ESAME PROPOSTA BOATO
ANSA:
SOFRI: SLITTA ALLA CAMERA ESAME PROPOSTA BOATO
APPROVATA INVERSIONE ORDINE DEL GIORNO
Slitta nell’Aula di Montecitorio l’esame della pdl Boato sulla grazia. Nell’ordine del giorno dell’Assemblea il provvedimento era il punto successivo al decreto legge in materia di sanita’ su cui la Camera ha approvato le pregiudiziali di costituzionalita’ presentate dal centrosinistra. Ma, dopo il voto, la Camera ha approvato la richiesta di inversione dell’ordine del giorno avanzata dal vicecapogruppo di Forza Italia Antonio Leone.
Adesso l’Assemblea passera’ ad esaminare una serie di ratifiche di trattati internazionali.
La proposta Boato verra’ esaminata dall’Aula della Camera domani mattina. Lo ha deciso l’Assemblea di Montecitorio, approvando un’inversione dell’ordine del giorno richiesta dal vicecapogruppo di Forza Italia Antonio Leone, anche in considerazione dell’assenza del relatore, Carlo Taormina.
16 marzo 2004 – DA CALABRESI A MARTA RUSSO,IL LAVORO DELLA SCIENTIFICA
ANSA:
DA CALABRESI A MARTA RUSSO,IL LAVORO DELLA SCIENTIFICA
IMPRONTE, PSICOLOGIA E INFORMATICA PER VAGLIARE I GRANDI CASI
Dall’omicidio del commissario Calabresi, all’agguato nel quale persero la vita il Generale Dalla Chiesa con la moglie e gli agenti della scorta, fino a vicende piu’ recenti, come l’uccisione delle studentesse Marta Russo e Serena Mollicone o l’arresto del serial killer di Padova. Sono solo alcuni dei casi nei quali sono intervenuti, negli anni, i poliziotti della scientifica, riuscendo a ricostruire la dinamica degli omicidi e dando un importante impulso alle indagini. Anche a distanza di anni, come nel caso del processo di revisione per l’omicidio Calabresi, celebrato nel 1999, a 27 anni dall’uccisione del commissario.
Si tratta di medici legali, fisici, chimici, biologi, ingegneri, esperti informatici, psicologi e dattiloscopisti, poliziotti in camice bianco, che da anni (cento quelli compiuti dalla scientifica) indagano utilizzando la tecnologia e la scienza.
L’OMICIDIO CALABRESI E DALLA CHIESA: A oltre venti anni dagli omicidi la polizia scientifica interviene per ricostruire i fatti. Se ne occupa l’Unita’ di Analisi del crimine violento (Unacv), sezione specializzata negli omicidi particolarmente efferati e nella ricostruzione “dell’evento criminoso”. Partendo dall’esame approfondito della scena del crimine, dalle fotografie metriche, dalle perizie medico legali, l’Unacv ha simulato, sulla base dei dati oggettivi o sulle diverse ipotesi investigative, l’effettiva dinamica dell’evento, necessaria per verificare l’attendibilita’ delle diverse testimonianze.
L’UCCISIONE DI MARTA RUSSO: Uno degli elementi cardine per gli investigatori nel processo per l’uccisione della studentessa e’ arrivata dai rilievi della polizia scientifica. I poliziotti specializzati hanno infatti effettuato la rilevazione dei residui di polvere da sparo trovati sul davanzale dell’aula 6 dell’Istituto di filosofia del diritto dell’universita’.
SERENA MOLLICONE, LA STUDENTESSA DI ARCE: Uccisa nel 2001, dopo lunghe indagini, nel 2003 e’ stato arrestato il presunto assassino. A dare una svolta alle investigazioni, la scesa in campo degli uomini dell’Unita’ di analisi di crimine violento (Uacv) della polizia scientifica, che hanno ricostruito la dinamica dell’omicidio, la scena del crimine e analizzato i reperti anatomopatologi, indirizzando le indagini e gli interrogatori fino a risalire al carrozziere arrestato.
IL KILLER DI PADOVA: Anche nel caso di Michele Profeta, arrestato nel 2001, e’ stato fondamentale il lavoro della squadra dell’Unita’ di analisi del crimine violento, esperta in crimini seriali e senza apparente movente. Gli esperti hanno analizzato il comportamento di Profeta, sulla base della loro esperienza in materia di omicidi violenti, teoria della personalita’ e analisi dei reperti, orientando le indagini verso Profeta.
TUTTI I NUMERI DELLA SCIENTIFICA: Dal primo gennaio 2003 ad oggi sono state fotosegnalate oltre un milione di persone. La Polizia scientifica ha esaminato 4.489 fascicoli di sopralluogo contenenti 6.625 frammenti di impronte digitali e palmari rinvenute sulla scena del crimine. E gli accertamenti tecnici fatti su questi frammenti hanno permesso di identificare 831 responsabili di reati.
17 marzo 2004 – SOFRI: CAMERA AFFOSSA LEGGE BOATO
ANSA:
SOFRI: CAMERA AFFOSSA TESTO BOATO
SOPPRESSO COMMA SU INIZIATIVA AUTONOMA CAPO STATO
L’Aula di Montecitorio ha soppresso il punto centrale della pdl Boato in tema di grazia che dava la possibilita’ al capo dello Stato di concedere autonomamente la grazia. Il risultato, che di fatto ha stravolto e affossato il testo Boato e’ stato accolto da un lungo applauso.
Su 432 votanti, i si’ sono stati 229, mentre i no 203. Quattro gli astenuti.
I deputati di An hanno applaudito a lungo il voto che ha affossato la proposta di legge Boato.
I relatori di Forza Italia, seduti nel banchetto centrale dell’emiciclo, quelli che di solito danno indicazioni di voto ai deputati dei rispettivi schieramenti con il pollice verso o in alto, per questa votazione, denuncia Marco Boato, “non si sono mossi. Non hanno dato nessuna indicazione di voto”. E cosi’ “il trappolone e’ scattato”.
“E’ vero che si e’ trattato di un trabocchetto – spiega ancora Boato ai cronisti – perche’ quando e’ stato approvato il primo emendamento di An: quello che riconfermava il potere di iniziativa al Guardasigilli in tema di grazia, tutti hanno garantito che a quel punto gli emendamenti soppressivi del comma 7 del provvedimento (quello che prevede anche l’iniziativa autonoma del Capo dello Stato), non sarebbero passati. E invece…”. Alla fine insomma, come sottolinea anche il relatore Carlo Taormina “i patti non sono stati rispettati”.
SOFRI: OPPOSIZIONE ESCE DALL’AULA
Dopo il voto che di fatto ha affossato la proposta di legge Boato in tema di grazia l’opposizione sta lasciando l’Aula decisa a non votare un provvedimento che, come ha sottolineato lo stesso Boato, riporterebbe tutto indietro “al Codice Rocco”.
Il deputato della Margherita Ermete Realacci ha ritirato il nome dalla proposta di legge. E anche Marco Boato ha abbandonato l’emiciclo.
Anche Roberto Giachetti della
Margherita ritira la firma dal testo. Mentre il capogruppo dello Sdi Ugo Intini dichiara che con il voto di oggi alla proposta Boato ha prevalso “la concezione fascista e autoritaria”.
Il deputato dei Ds Giovanni Kessler accusa il centrodestra di aver reso questo testo “stavolta si’, una legge ad personam contro Adriano Sofri”.
Il capogruppo della Margherita Pierluigi Castagnetti ha chiesto di sospendere i lavori d’Aula e rinviare il voto conclusivo del provvedimento. Ma il relatore Carlo Taormina ha dato il suo parere contrario.
SOFRI: CAMERA BOCCIA ARTICOLO 1 PDL BOATO
L’Aula di Montecitorio ha bocciato l’articolo 1, che e’ anche l’unico articolo della proposta di legge Boato.
L’opposizione non ha votato e il centrodestra ha votato contro. Alcuni esponenti dell’opposizione hanno sollevato la questione del numero legale ma il vicepresidente Publio Fiori ha dichiarato che la Camera e’ in numero legale “per quattro deputati”. I pochi parlamentari dell’opposizione rimasti in Aula hanno applaudito polemicamente il centrodestra per essere riusciti nel loro intento di affossare la proposta di legge Boato.
17 marzo 2004 – SOFRI: DAI GIORNALI
ANSA:
SOFRI: PREMIER, VORREI GRAZIA, MA CDL CONFERMA SUO NO
BERLUSCONI, MI DISPIACE MA NON SONO UN DITTATORE
“Ecco, guardi le mie e-mail. Da ieri sera ne ho ricevute circa un’ottantina. E’ gente che si congratula con noi per il voto contrario alla proposta di legge Boato…”. Il deputato di Forza Italia, che chiede di restare nell’anonimato, conferma la scelta di ieri di affossare il provvedimento che avrebbe permesso ad Adriano Sofri di ottenere la grazia direttamente da Ciampi bypassando il ministro della Giustizia da sempre ostile. “Mi creda, l’ opinione pubblica, soprattutto l’ elettorato di centrodestra – aggiunge il parlamentare – non avrebbe capito…”.
Il giorno dopo il voto che ha bocciato la proposta di legge Boato, nella Cdl si fanno i conti. C’e’ chi conferma le proprie scelte come la Lega e An e chi, come il premier, prende le distanze allargando le braccia di fronte alle ‘certezze’ dei suoi. “Ho sempre manifestato apertamente la mia posizione che mantengo – afferma Berlusconi mentre visita un cantiere sul grande raccordo anulare di Roma – nonostante quello che si dice da parte di alcuni giornali. Ma in Italia non esiste un regime, un dittatore che puo’ imporre ai deputati della Cdl o al suo partito delle decisioni che poi non sono sentite”. “Su questo tema infatti – aggiunge – abbiamo lasciato la liberta’ di voto, in base alla propria coscienza. E credo che il leader di un partito liberale non potesse fare diversamente. Certe volte mi dispiace di non essere un dittatore, ma non lo sono…”.
Decisamente piu’ trionfalistico il tono usato dal coordinatore delle segreterie federali della Lega e vicepresidente del Senato Roberto Calderoli: “Il tonfo della legge Boato rappresenta un gran giorno per la giustizia e per le vittime del terrorismo”.
Anche in An si parla di “bilancio positivo” e si ribadiscono le posizioni espresse in Aula. “Qualcuno – si legge in una nota congiunta del coordinatore del partito Ignazio La Russa e dei vice Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Giovanni Collino – fa finta di non capire la chiarezza e la linearita’ della posizione di An e di tutta la Cdl che e’ condivisa dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica. Invece e’ tutto chiaro. La Camera ha fatto bene a respingere la proposta di legge Boato. Non si tratta di essere forcaioli. Ma di condizionare la grazia a che ‘il fine galeotto’ si adatti a chinare un po’ la testa ricordandosi che e’ pur sempre stato condannato per omicidio da un tribunale ‘democratico e antifascista’…”.
Di tutt’altro avviso il commento del presidente dell’Udc Marco Follini che non esita a definire quello di ieri “un voto che mette tristezza”. Dichiara di essere dispiaciuto per la bocciatura e spiega che se ci fosse stato lui avrebbe votato a favore del provvedimento.
Eppure tutti i deputati dell’Udc hanno votato contro compatti. Nonostante il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini a dicembre si fosse impegnato per una rapido esame del testo fissando una conferenza dei capigruppo il 5 gennaio, in piena pausa natalizia.
“A dire la verita’ – sottolinea un deputato di An – l’intera Cdl ha votato compatta, a parte pochissimi colleghi che si sono espressi diversamente, ma piu’ per un fatto di facciata che per altro…”. E una simile prova di compattezza, si fa osservare in casa Cdl, e’ senz’altro un segnale positivo soprattutto in vista dell’arrivo in Aula, previsto il 23 marzo prossimo, del ddl Gasparri…
E mentre in molti nella maggioranza, da Michele Saponara a Gaetano Pecorella, sostengono che Ciampi potrebbe ugualmente concedere la grazia, sollevando magari il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale con il Guardasigilli, c’e’ chi in Forza Italia se la prende con il coordinatore del partito Sandro Bondi, primo firmatario dell’appello per la grazia a Sofri. Avrebbe dovuto capire, osservano alcuni deputati ‘azzurri’, che non era certo questo il momento di portare in Aula un provvedimento del genere. Si e’ infatti alla vigilia del ddl Gasparri e le elezioni sono alle porte. La cosa, osservano, “se si fosse davvero voluta far arrivare in porto si sarebbe dovuta gestire un po’ meglio…”.
L’amarezza di Marco Boato, intanto, non si placa. Il presidente del gruppo Misto continua a parlare di ‘trappola’ e ad accusare il centrodestra di “suprema ipocrisia”.
“Oggi – dichiara Boato – e’ il giorno del disgusto. C’e’ da parte di tutti una suprema ipocrisia. Ai limiti dello sberleffo. Perche’ infatti continuare a dire, come fanno i deputati di An e Castelli, che l’ interessato deve presentare necessariamente la richiesta di grazia per ottenerla, quando c’e’ chi come Ovidio Bompressi l’ha chiesta per ben due volte e per ben due volte Castelli ha bloccato tutto?”.
18 marzo 2004 – SOFRI: DAI GIORNALI
“Il Corriere della sera”
Scontro sul caso Sofri. “Andiamo avanti finché non ci cacceranno”
Ferrara, strappo col premier “L’amicizia si è consumata”
Il direttore del “Foglio”: tradita la parola data, penso a un nuovo giornale
ROMA – Cialtroni e traditori. Giuliano Ferrara, che con il suo Foglio e in prima persona ha condotto la battaglia per la grazia a Sofri, accusa e insulta la Casa delle Libertà e Silvio Berlusconi. Al quale, dalla prima pagina del giornale di oggi, annuncia la fine di un’amicizia ormai “consumata”. È una reazione durissima, una “collera fredda”, come dicono in redazione, quella di Ferrara, che ormai da un po’ aveva perso ogni speranza di veder approvata la legge che avrebbe aperto la strada anche alla grazia per Sofri. Addirittura l’Elefantino arriva a minacciare di farsi cacciare e fondare un altro giornale, visto che dal premier e dal suo partito “è stata tradita vergognosamente la parola data”: è quasi un annuncio che la vita del Foglio è ad una svolta, visto che “è nato da un patto di amicizia non servile con Berlusconi, e ora – argomenta Ferrara – dovrebbe chiudere all’istante”. Non chiuderà, aggiunge rassicurante, “essendo un giornale minimamente utile: andiamo avanti nella più assoluta libertà, senza più illusioni e senza rancori, finché la proprietà editoriale non deciderà di cacciarci. Poi – conclude l’editoriale – ne faremo un altro”.
Non è la prima volta che Ferrara se la prende con la Casa delle Libertà o che striglia Berlusconi, la cui politica non corrisponde a quella della “destra intelligente” sognata dal Foglio , ma mai finora con questa durezza. È vero che il provvedimento sul quale Ferrara si era impegnato personalmente (il Foglio aveva pubblicato anche una lettera del premier, ispirata dallo stesso Ferrara, a favore della grazia a Sofri) è stato affondato “per paura delle pernacchie” e che per Ferrara ora la Casa delle Libertà è diventata la “casa della galera”. È vero che la campagna per la grazia a Sofri ha un significato non solo politico ma anche emotivo per Ferrara, che si era speso non poco anche al Quirinale, ma che da tempo l’Elefantino e il premier non vadano più d’amore e d’accordo non è un segreto.
Dissapori tra Ferrara e Berlusconi ce ne sono già stati. L’estate scorsa Ferrara avrebbe voluto vendere il suo Foglio alla Mondadori, casa editrice berlusconiana di periodici ancora senza testate quotidiane, ma le trattative furono senza esito. Si racconta che da qualche tempo – deluso dal governo poco incisivo della Casa delle Libertà – Ferrara si stia “guardando intorno” e abbia stabilito buoni rapporti con Marco Tronchetti Provera, editore de “La7” , che manda in onda ogni sera Otto e mezzo . Raccontano i suoi amici, che il “direttore” da qualche tempo è in cerca di qualche nuova iniziativa, che sia sempre più spesso a Parigi e che sia un “po’ stanco” del suo attuale lavoro: in un giornale i problemi sono tanti. Se, sull’onda della delusione del caso Sofri, l’Elefantino dirà addio alla sua creatura, nessuno si spinge a dirlo. Nonostante le parole in prima pagina oggi: “Di giornale ne faremo un altro, se possibile più bello”.
Certo è che la reazione di Berlusconi all’ira di Ferrara è stata altrettanto fredda. E’ affidata ad una dichiarazione di Elio Vito: “Dispiace che Ferrara reagisca così. Il voto parlamentare di oggi non riguardava la grazia a Sofri alla quale sia Berlusconi che il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi sono favorevoli”.
Gianna Fregonara
19 marzo 2004 – SOFRI: PANNELLA, DAL 31 MARZO NUOVO SCIOPERO DELLA SETE
ANSA:
SOFRI: PANNELLA, DAL 31 MARZO NUOVO SCIOPERO DELLA SETE
CAPO DELLO STATO SI RIAPPROPRI DI SUOI DIRITTI E SUOI POTERI
Nuovo sciopero della sete per Marco Pannella dopo l’affossamento della pdl Boato sull’istituto della grazia. Il leader radicale annuncia la protesta a partire dal 31 marzo, se per quella data “il presidente della Repubblica non avra’ recuperato i propri poteri, quanto meno quello di grazia”.
“Ora che finalmente la verita’ sul cosiddetto ‘caso Sofri’ si sta facendo strada – afferma Pannella – e chiaramente appare come pretesto e occasione per ferire ulteriormente la legalita’ repubblicana, sottraendo all’ufficio di presidente della Repubblica e al presidente della Repubblica poteri indisponibili e irrinunciabili assegnatigli dalla Costituzione, ora occorre, prima di entrare nell’infausto e per tanti versi antidemocratico bailamme elettorale, giungere ad una conclusione conforme alla legge”.
“Non ho trattato della ‘grazia a Sofri’ – precisa il leader radicale – ma della difesa e affermazione del potere-dovere del presidente della Repubblica in tema di esercizio dell’istituto della grazia. Appare finalmente non piu’ occultabile la realta’ relativa, e l’odierno editoriale di D’Avanzo su ‘Repubblica’ costituisce anche la pubblica ammissione di questo importante organo di stampa di avere sino a oggi, per omissione o altro, operato in sostanziale difesa di coloro che, animati e guidati dal segretario generale della Presidenza della Repubblica, non hanno esitato a falsificare la letterale e sostanziale verita’ di legge. Rendendo cosi’ impossibile o estremamente difficile al capo dello Stato – continua – la piena consapevolezza in tema del suo potere di grazia. Ma ora, finalmente, al presidente Ciampi non e’ piu’ possibile ignorare quel che gli e’ stato fatto ignorare o conoscere in modo distorto se non illegittimo”.
“Occorre che il presidente venga aiutato a riappropriarsi di quel Potere di Grazia, costituzionalmente irrinunciabile – aggiunge Pannella – non solo per se’ ma per l’ufficio di presidente della Repubblica, anche e in primo luogo per i suoi successori. Ormai sara’ molto piu’ chiaro e facile al signor presidente il constatare che ne abbiamo difeso prerogative e funzioni. Mi auguro che egli torni ad ascoltare personalita’ della Repubblica e della scienza giuridica cui notoriamente era legato da profonde, reciproche stima e fiducia. Non c’e’ piu’ tempo da perdere, poiche’ se ne e’ dissipato oltre il tollerabile”.
“Tornero’ quindi – e’ la conclusione – a dar corpo alla necessita’ vitale e alla sete di diritto, a effettuare l’azione nonviolenta e di dialogo dello sciopero della sete a partire dal 31 marzo. Nella deprecabile ipotesi che non sia stato prima di allora da lui e per lui recuperata la pienezza di diritto e di poteri, quanto meno di quello di grazia”.
20 marzo 2004 – SOFRI: DAI GIORNALI
“Il Corriere della sera”
IL CASO DELLA GRAZIA
Pannella, sciopero della sete per Sofri
ROMA – Nuovo sciopero della sete per Marco Pannella, dopo l’affossamento della legge Boato sull’istituto della grazia. Il leader radicale lo comincerà dal 31 marzo, se per quella data il capo dello Stato “non avrà recuperato il proprio potere di grazia, costituzionalmente irrinunciabile”. “Ora che finalmente la verità sul caso Sofri si fa strada – sostiene Pannella – occorre giungere ad una conclusione conforme alla legge prima di entrare nel bailamme elettorale”.
25 marzo 2004 – SOFRI: NUOVO DISEGNO DI LEGGE
ANSA:
SOFRI: CENTROSINISTRA CI RIPROVA, NUOVO DDL IN SENATO
E’ UNA PROPOSTA TECNICAMENTE DIVERSA DA QUELLA DI BOATO
Dopo lo stop della Camera al ddl Boato il centrosinistra ci riprova, questa volta al Senato; 40 senatori di tutto lo schieramento hanno infatti sottoscritto un disegno di legge del Ds Guido Calvi, che mira a permettere al presidente della Repubblica di concedere la grazia a Sofri, pur dando al problema una soluzione diversa dal ddl Boato.
A sottoscrivere la proposta di Calvi sono stati, tra gli altri, Gavino Angius, Sergio Zavoli, Elvio Fassone, Cesare Salvi, Claudio Petruccioli, Massimo Brutti, Waler Vitali e Massimo Villone dei Ds, Giampaolo Zancan dei Verdi, Michele Lauria e Mario Cavallaro della Margherita, Ottaviano Del Turco dello Sdi, Ida Dentamaro dell’Udeur, Luigi Malabarba del Prc, Luigi Marino del Pdci.
L’obiettivo del testo depositato in Senato e’ quello di introdurre nel codice di procedura penale l’obbligo per il ministro della giustizia di trasmettere al presidente della Repubblica gli atti relativi alla concessione della grazia, avviando cosi’ il procedimento e rimettendo nelle mani del solo Capo dello Stato la decisione finale.
“Da piu’ parti si dice – spiega Calvi – che allo stato attuale Presidente della Repubblica e guardasigilli sono, in questa materia, ostaggio uno dell’altro. E’ arrivato il momento di liberare tali organi costituzionali da questa condizione affidando irrevocabilmente nelle mani dell’uno o dell’altro la responsabilita’ della concessione della grazia e dell’intero procedimento. La scelta non poteva che ricadere sul Presidente della Repubblica, indubbiamente depositario del potere di grazia”.
Il disegno di legge, ha spiegato ancora il senatore Ds, “prevede che il ministro possa, se lo ritiene, formulare un parere sulla domanda di grazia, ma non possa sottrarsi al dovere di trasmettere l’intero incarto al presidente della Repubblica. Se cosi’ facesse impedirebbe al Capo dello Stato di esercitare una delle sue facolta’. Ne’ potra’ il guardasigilli sottrarsi a questa incombenza adducendo la mancanza di una domanda del condannato. Il codice di procedura penale infatti – ha concluso Calvi – inequivocabilmente gia’ asserisce che la grazia puo’ essere concessa anche in assenza di domanda o di proposta”.
25 marzo 2004 – TOSCANAOGGI, SI’ GRAZIA A SOFRI E SEMILIBERTA’ A TUTI
ANSA:
SOFRI: TOSCANAOGGI, SI’ GRAZIA A SOFRI E SEMILIBERTA’ A TUTI
EDITORIALE GIUDICE ANZANI SU SETTIMANALE CATTOLICO
“Per i casi giudiziari di Mario Tuti e Adriano Sofri e’ un errore l’ equazione delitto-castigo”. Lo sostiene Giuseppe Anzani, magistrato al tribunale di Como, in un editoriale sul numero del settimanale cattolico “Toscanaoggi” in edicola sabato.
Il giornale delle diocesi toscane entra cosi’ nel dibattito sulla semiliberta’ all’ ex terrorista nero e sulla richiesta di grazia per l’ ex leader di Lotta continua negli “anni di piombo”. “Casi diversi, accomunati dal filo di uno stupore o di uno scalpore, che ci coinvolge e che rinnova ogni volta un fremito dentro di noi perche’ – spiega il magistrato – l’ idea di giustizia evoca l’equazione fra delitto e castigo, ma anche il bisogno di riparazione del delitto e di guarigione delle ferite che ha lasciato. Nessuno e’ inchiodato a quell’ istante che lo ha fatto reprobo per sempre, se la pena diviene penitenza e il cuore muta nel tempo dell’espiazione”.
Cosi’, se la legge carceraria “apre ad un uomo mutato (come Tuti) uno spiraglio di ritorno dopo decenni di vita reclusa, insegue una fruttuosa speranza invece che una deserta disperazione”. Mentre per Sofri “la diversita’ di cio’ che dice e pensa l’uomo di oggi rispetto ai deliri violenti della stagione di Lotta continua di 30 anni fa ci sta sotto gli occhi; una grazia significherebbe che questa pena non serve piu’. Non direbbe che non calza, quasi fosse un supergiudizio postumo dopo otto processi; semplicemente non serve”.

31 marzo 2004 – SOFRI: PANNELLA, AL VIA SCIOPERO SETE E LETTERA A CIAMPI
ANSA:
SOFRI: PANNELLA, AL VIA SCIOPERO SETE E LETTERA A CIAMPI
DOMANI SUL ‘CORRIERE’ CON INTERVENTI DI GIURISTI SU GRAZIA
Marco Pannella dara’ il via allo sciopero della sete annunciato qualche giorno fa se entro il 31 marzo nulla fosse cambiato per il ristabilimento dei poteri costituzionali del presidente della Repubblica. Lo fara’ domani con una “lettera aperta” a Ciampi, intitolata “Di che e perche’ la sete”, che sara’ pubblicata da “Il Corriere della Sera”, con una pagina pubblicitaria offertagli da Giuliano Ferrara.
Nella sua lettera, informa una nota, Pannella da’ atto al presidente della Repubblica di avere per ben due volte in un anno, manifestamente “chiesto l’aiuto dei cittadini informandoli ufficialmente che dal gennaio 2002 egli era e restava in attesa di poter compiere gli atti conclusivi di un rinnovato esercizio del suo Potere di Grazia”. Pannella lamenta che il potere del presidente “ora e’ in causa da piu’ di 800 giorni, nel tentativo di imporre il proseguimento di una prassi anticostituzionale volta ad impedire al presidente della Repubblica l’esercizio del potere di grazia, per consegnarlo al sistema partitocratico”. E non dimentica di segnalare la mobilitazione in scienza e coscienza di una parte vasta e prestigiosa del mondo del diritto in difesa della Costituzione, del diritto e del presidente della Repubblica.
L’ultima frase della lettera a Ciampi e’ dedicata a Sofri:
“Aggiungo solamente un pensiero che Le devo di esprimerLe: chiedo ad Adriano Sofri di volere e sapere perdonarmi se uso il Maestro di vita e di pensiero che e’ divenuto, piuttosto che tentare di alleviarne il fardello che l’opprime e ci desola”.
Nella pagina del “Corriere” sono anche pubblicati interventi sul potere della grazia del presidente della Repubblica di numerosi giuristi fra cui Francesco Paolo Casavola, Giuliano Amato, Michele Ainis, Vittorio Angiolini, Giuliano Vassalli, Andrea Manzella, Marcello Gallo, Tommaso Frosini, Augusto Cerri, Giuseppe Contini, Lorenzo Chieffi, Tommaso Mancini, Filippo Mancuso, Andrea Pugiotto.