Il principale avversario di Matteo Renzi, colui che gli sbarra la via della rivincita elettorale immediata, è un settantaduenne avvocato italo-svizzero di nome Felice Besostri. Fu lui a far bocciare il «Porcellum», sempre lui a dichiarare guerra contro l’«Italicum». E non si accontenta. Dopo avere spulciato la sentenza della Corte costituzionale, è pronto a scatenare un’altra raffica di ricorsi per rendere inagibile quel poco che resta del sistema elettorale. Nel qual caso, altro che voto a giugno.

La sorpresa a pagina 92

L’attenzione di Besostri è caduta su un passaggio della sentenza, dove la Consulta bacchetta il Tribunale di Messina che aveva presentato ricorso contro le soglie di sbarramento diverse tra Camera e Senato. Sbagliato, obietta la Corte, in quanto quel Tribunale «non illustra le ragioni per cui sarebbero le diverse soglie di sbarramento e non altre, e assai più rilevanti, differenze riscontrabili tra i due sistemi elettorali (ad esempio, un premio di maggioranza previsto solo dalla disciplina elettorale per la Camera) ad impedire la formazione di maggioranza omogenee nei due rami del Parlamento». È come se la Consulta suggerisse ai ricorrenti: se aveste puntato sulle difformità del premio di maggioranza, magari vi avremmo dato ragione. Il pugnace Besostri non chiede di meglio: «Le motivazioni della sentenza sono paradossalmente una guida per formulare ordinanze ammissibili». Ci sono ben 14 Tribunali pronti a entrare in azione sulla scia della sentenza. L’unico modo per arginarli consisterebbe nello scrivere una legge a prova di Besostri. È la complessa sfida cui il Parlamento viene chiamato dalla Corte medesima. Renzi freme, ma per riscrivere il testo ci vuole tempo: nella Commissione Affari costituzionali alla Camera, presieduta da Andrea Mazziotti, i progetti da discutere sono già 18 e altri ne stanno arrivando, compresa una legge di iniziativa popolare promossa dai Comitati del No al referendum. Nel frattempo i ricorsi andranno avanti. E per quanto la Consulta ritenga di avere già dato in materia elettorale, non è da escludere che nel giro di poche settimane vengano ad accumularsi nuovi pesanti dubbi di costituzionalità: quelli che, nel messaggio di fine anno, il Presidente della Repubblica aveva consigliato, prudentemente, di chiarire in anticipo.

Occasioni da non perdere

Giusto ieri, Sergio Mattarella ha ribadito due appuntamenti internazionali che, comunque vada, andranno onorati nei prossimi mesi. Il primo cadrà il 25 marzo, sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma: le celebrazioni dovranno essere, secondo il Capo dello Stato, l’occasione per «ridare slancio al processo di integrazione Ue». L’altro appuntamento sarà a fine maggio, nel G7 di Taormina, dove si parlerà di immigrazione e anche, anticipa Mattarella, «di innovazione e lavoro». Un modo educato e rispettoso di ricordare che guai se la politica sprecasse due rare occasioni in cui l’Italia sarà, finalmente, in cabina di regia.

di Ugo Magri

Fonte: La Stampa