Aderisco anche se insieme coi tempi ha importanza il modo. Per mia esperienza ci sono sempre 2 congressi paralleli, quello pubblico e quello parallelo degli “azionisti di riferimento”. Se conta di più il secondo l’anticipazione non conta nulla anzi accelerando i tempi si rafforza il ruolo di chi conosce ed ha legami nazionali rispetto di chi è cresciuto nei territori. si dovrebbero stabilire delle regole preventive di rappresentanza per esempio di quanti è composto il Comitato centrale e la rappresentanza delle regioni determinata anche dal peso delle stesse.

All’unico congresso di SEL cui ho partecipato la Federazione di Salerno-è stato detto non ho verificato- aveva il doppio degli iscritti della Lombardia, per i problemi da affrontare è stato significativo il tipo di dibattito comunque interessante a prescindere dalle masse presenti o piuttosto assenti. il successo di parole d’ordine semplici è indubbio usciamo dall’euro, recuperiamo la sovranità nazionale: io non ho parole d’ordine altrettanto semplici da contrapporre, ma divento prudente quando leggendo i documenti di presentazione di Alternativa italiana leggo che si definisce come movimento che rifiuta la dicotomia sinistra-destra che la prefazione del libro di Marco Mori l’ha scritta Magdi Cristiano Allam. Un esponente della sinistra laburista disse che l’unica nazionalizzazione perfettamente riuscita è stata quella dei partiti socialisti. La deriva nazionalista è quella che ha spezzato la seconda internazionale, come ora è l’ottica nazionale che impedisce ai partiti di sinistra al governo, sempre meno, di avere una politica europea, non dico internazionalista, ma almeno solidale/umanitaria.

Come ho detto a me piace la terza strofa quella dimenticata di Bandiera Rossa ” Avanti popolo non più frontiere/stanno ai confini Rosse bandiere , tuttavia, non mi piace chi sale in cattedra per dire chi è dentro e chi è fuori dalla sinistra, è chiaro che delle posizioni sono motivate da non perdere consenso elettorale, che, peraltro, è un modo banale per dire sulla scorta delle esperienze passate che il nesso tra socialismo e libertà è indissolubile e che il potere si conquista, e si mantiene, con metodi democratici. Nel corso della serata sono emersi punti importanti di convergenza possibile, ma anche differenze. Non c’è dubbio che Basilio sia più di me nel ruolo di candidato, che deve galvanizzare le truppe, ma ha detto una cosa importante quando ha ricordato che il Sindaco della Grande Londra è stato eletto perché laburista, cioè che componeva le molteplici identità di ciascuno di noi, significa che ci deve essere alla fine del processo un partito, ovviamente non retto da oligarchie. Trovo invece che il modello della candidatura Nando Dalla Chiesa, non c’entra la persona degnissima, che è stato mio collega all’Università Statale nella stessa Facoltà di Scienze Politiche, ma la sua candidatura anche per gesti simbolici come la marcia sotto la federazione socialista di corso Magenta una rottura di una possibile alleanza progressista, i nemici erano i socialisti senza distinzione.

Comunque se un alto entusiasmo per un candidato sindaco prescinde dai risultati non sono d’accordo: la sconfitta di Dalla Chiesa ha aperto 20 anni di dominio conservatore e di destra. a questo f ha posto fine l’entusiasmo per un altro candidato Giuliano Pisapia, sul quale i giudizi complessivi sono ancora un elemento di valutazioni diverse e persino contrapposte: il risultato è sotto i nostri occhi una sinistra divisa e comunque sconfitta che vinca Sala o Parisi. Qui non abbiamo bisogno di dividerci sul fatto se in caso di ballottaggio si possa votare 5 Stelle. Usciamo dai personalismi Nando Dalla Chiesa e Giuliano Pisapia sono/sono stati ottimi compagni ma non erano portatori di un progetto politico collettivo: l’arancione è stata solo una sfumatura più sbiadita del rosso.

Ricominciamo da un progetto che ricomponga i filoni ideali storici della sinistra, socialista, comunista e libertaria, cui si devono aggiungere l’ambientalismo/ecologismo e movimenti cultural-politici come il femminismo e la difesa dei diritti umani, che hanno fatto capire che i diritti individuali e collettivi o stanno insieme o si negano l’un l’altro. Abbiamo l’occasione di fare un’azione comune e collettiva dalla quale può nascere la nuova sinistra. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Il lavoro manca e la democrazia è minacciata, mi pare che sia un versione moderna del vecchio grido pane e libertà. Come sinistra abbiamo un ruolo specifico per proporre una politica con vocazione maggioritaria. Dobbiamo salvare la Costituzione per poterla attuare in particolare il secondo comma dell’art. 3:
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Nella situazione data BASTA E AVANZA.

Felice C. Besostri