Gli avvocati hanno posto la questione di costituzionalità della legge che regola l’indizione delle consultazioni popolari. Binario parallelo per l’istanza dell’ex giudice della Consulta Onida, i giudici si pronunceranno il 27 ottobre

Mentre il Tar del Lazio respinge il ricorso di M5s e Sinistra Italiana, spiegando che l’unico organismo a pronunciarsi potrebbe essere la stessa Cassazione (e eventualmente la Consulta), il tribunale civile di Milano si è riservato sul ricorso di alcuni avvocati che hanno sollevato l’eccezione di legittimità costituzionale della legge 352 del 1970 che regola l’indizione dei referendum. Il giudice Loreta Dorigo si prenderà qualche giorno per decidere sull’istanza dei 5 legali (Claudio e Ilaria Tani, Felice Besostri, Emilio Zecca e Aldo Bozzi), che sono gli stessi che hanno già vinto la battaglia davanti alla Consulta sul Porcellum. Secondo il pool di avvocati la legge “non prevede l’articolazione dei quesiti in caso di referendum approvativo”. Sempre davanti al tribunale di Milano pende anche un altro ricorso presentato dall’ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida: su questo i giudici si pronunceranno il 27 ottobre.

In merito al ricorso dei 5 legali, l’avvocato Claudio Tani ha detto al termine dell’udienza che “un eventuale rinvio alla Corte Costituzionale rimetterebbe, in pendenza di giudizio della Consulta, alla discrezionalità politica l’opportunità e la necessità di disporre il rinvio del voto previsto per il 4 di dicembre”. Per Tani un rinvio “non pregiudicherebbe nulla, perché nel frattempo l’attuale Costituzione resterebbe in vigore. Non è morta ed esiste ancora”.

Di diverso avviso è l’avvocato dello Stato Maria Gabriella Vanadia, secondo la quale il ricorso dei legali va rigettato. “Se lo scopo finale di queste domande è quello di incidere sulle prerogative politiche” ha detto la Vanadia, “non è lecito e va respinto, in quanto un procedimento di questo tipo non può incidere sulla politica”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano