Non si capisce come il presidente della Repubblica avrebbe potuto rinviare in Parlamento una legge che non presenta profili di incostituzionalità. Ma dopo le elezioni preparatevi: ci sarà chi griderà al golpe 

di Massimo Bordin

La firma del presidente della Repubblica in calce al testo della legge elettorale pone intanto fine alla stucchevole tiritera di chi, ritenendo la legge incostituzionale, lo invitava a non firmare. Ora ci sarà l’annunciato ricorso dell’avvocato Besostri ma l’ipotesi che la Consulta lo accolga è decisamente remota. Alcuni fra i costituzionalisti più autorevoli, basti citare il caso di Valerio Onida, pur non apprezzando la legge Rosato, avevano subito tenuto a dire che non vi ravvisavano profili di incostituzionalità. Come avrebbe potuto il presidente Mattarella rinviarla al Parlamento resta un mistero, ma di polemiche inutili ne seguiranno sicuramente altre.

Una hanno provato ad abbozzarla i parlamentari del M5s pretendendo che non fosse il ministero degli Interni a occuparsi della rimodulazione dei collegi, come ha sempre fatto e naturalmente continuerà a fare. Ne leggeremo altre ancora di obiezioni strampalate che già si intravedono proiettate oltre il voto, quando sarà. Una può essere particolarmente insidiosa. Posto che è largamente improbabile che qualcuno arrivi a guadagnare il premio di maggioranza, diventerà inevitabile un governo di coalizione che difficilmente potrà vedere a palazzo Chigi il leader di un partito ma più probabilmente una figura di compromesso, che potrebbe essere anche un non parlamentare. Dovesse andare così, cioè nel pieno rispetto delle prerogative del presidente della Repubblica e del Parlamento, si può scommettere che ci sarà chi griderà al golpe.

Fonte: Il Foglio