L’incontro pubblico con Felice Besostri è stato, di fatto, un seminario di studio e approfondimento. Il pubblico di sala Buzzi, nel pomeriggio di venerdì 3 marzo, era composto soprattutto da attivisti del Coordinamento per la democrazia costituzionale. Ho aperto il dialogo con Besostri – condotto con domande assai puntuali da Anna Maria Corrado – con una domanda. Chi è Felice Besostri? E’ un esempio alto – civile e culturale – della “prima” Repubblica, per la qualità della sua esperienza politica, scientifica e professionale. Sindaco di Borgo san Giovanni negli anni Ottanta, docente universitario presso la facoltà di Scienze politiche della Statale di Milano, avvocato amministrativista di chiara fama, senatore per l’Ulivo nel 1996, capogruppo per i Democratici di sinistra nella Commissione Affari Costituzionali del Senato. Ci fu un tempo – i giovani debbono saperlo – che vedevano in Parlamento persone assai preparate, che ci consentivano di avere, in linea di massima, fiducia nei nostri rappresentanti.

Ma Besostri non è persona del passato. Anche nel presente ha un forte ruolo nella vita politica e istituzionale italiana. Ha fatto parte del pool di giuristi che ha portato la Corte costituzionale – con sentenza n.1/2014 – a dichiarare il Porcellum incostituzionale, ed è stato il coordinatore dei giuristi che hanno sostenuto le nostre ragioni di cittadine e cittadini ricorrenti contra Italicum, azione avviata nel novembre 2015. Anche da molte/i di noi, nel ravennate. Besostri “vincente”, nel 2014 e nel 2017. La recente sentenza della Corte Costituzionale n.35/2017, ha infatti dichiarato incostituzionale buona parte dell’Italicum. Il professor D’Alimonte, il principale sostenitore, in ambito giuridico e scientifico, dell’Italicum, ha detto che la sentenza ha colpito al cuore la “sua” legge. A chi, con insofferenza e delusione, dice “quello che la cittadinanza dice o fa, non conta niente”, facciamo notare che nel corso di dieci anni il popolo sovrano ha detto NO a due controriforme della Costituzione e fermato due leggi elettorali incostituzionali.

Ci pare poco? Direi che è molto.

Certo, va continuato il nostro lavoro di sorveglianza, raccogliendo firme alla petizione rivolta al Parlamento per una nuova legge elettorale finalmente costituzionale – si può firmare anche on line al link: Restituire la sovranità agli elettori! – che garantisca prima di tutto la rappresentanza, che è valore costituzionale. La governabilità deve logicamente conseguirne, come obiettivo costituzionalmente legittimo. Cosa ci attende, ora? L’auspicio è che il Parlamento faccia una nuova legge elettorale priva di elementi di incostituzionalità, come i capilista bloccati, ancora presenti in ciò che resta dell’Italicum. Esperti come Besostri saprebbero individuare eventuali nuovi vulnus alla Costituzione, portando noi resistenti a ricorsi, richieste di referendum, altro. I capilista bloccati significano due terzi di parlamentari non scelti da noi. Di chi sarebbero rappresentanti? Delle segreterie dei partiti, non del popolo sovrano. Anche un altro scenario è possibile, se il Parlamento non conclude nulla prima del prossimo turno elettorale.

Infatti, siamo ancora in attesa delle decisioni di altri tredici tribunali a cui ci siamo rivolti, che potrebbero accogliere il cuore dei nostri ricorsi: tutto l’Italicum è incostituzionale perché approvato con un voto di fiducia imposto dal governo. Esiste – ci informa Besostri – il Lodo detto Iotti (1980), diventato giurisprudenza, che esclude la fiducia su leggi elettorali e costituzionali. L’Italicum è frutto, invece, di un voto di fiducia imposto dal governo Renzi. Lodo Iotti. Altri tempi, altra musica, altra qualità culturale e politica. Non faccio questione di partito, in questo caso. L’importanza che in Parlamento ci siano rappresentanti che sappiano avvalersi di giuristi rispettosi della Costituzione, ci è confermata da una informazione avuta da Besostri. Solo sguardi acuti e sapienti si accorsero che, nella “riforma” che abbiamo bocciato, ci fu il tentativo, sventato, di “costituzionalizzare” i vitalizi ai parlamentari. Tentativo voluto da chi, oggi, dice “ andiamo presto al voto, prima che scattino, a settembre, i vitalizi”. Controllo la mia indignazione, che mi farebbe dire che vergogna!

Per concludere.

Se il Parlamento non riesce a fare una nuova legge elettorale condivisa e costituzionale, come Mattarella auspica, con quale legge andremo votare, quando sarà il momento, nel 2018, a scadenza naturale (mio personale auspicio)? Se il Parlamento non conclude – dice Besostri -, e se la Corte invalida tutto l’Italicum, si voterà con ciò che resta del Porcellum, il cosiddetto Consultellum, un imperfetto proporzionale. Speriamo, invece, in uno scatto di dignità e responsabilità di chi abita l’attuale Parlamento, nonostante sia stato eletto con una legge incostituzionale. Altrimenti dovremmo concludere che il fantasma di Weimar si annida nel Parlamento, non nella quasi sempre disprezzata “cittadinanza attiva”.

Maria Paola Patuelli

Coordinamento per la democrazia costituzionale