Cominciamo a dare un altro nome all’ultima fatica della Camera dei deputati in materia elettorale: non si tratta del modello “tedesco”. L’unico punto in comune è che il riparto complessivo dei seggi tra le liste dipende dal voto per le liste circoscrizionali per la Camera dei deputati e che ci sono 303 collegi uninominali, cioè la metà dei seggi in palio sul territorio nazionale, esclusi quelli della circoscrizione estero e delle regioni autonome Val d’Aosta e Trentino Alto Adige.

Manca il voto disgiunto e, quindi, la libertà dell’elettore di esprimere un voto che, come richiede la Costituzione, sia personale (articolo 48 Cost.) e diretto (artt. 56 e 58 Cost.). Ci sono altresì problemi di rispetto dell’articolo 51 Cost. (diritto di candidarsi in condizioni di eguaglianza) a seconda del fatto di essere candidati in un collegio uninominale o nella lista bloccata circoscrizionale/regionale.

Un’altra perplessità di disparità di trattamento – e, perciò, di violazione del combinato disposto degli articoli 3, 48 e 49 Cost. – è la previsione di un esagerato numero di sottoscrizioni per le liste di candidati e la contestuale esenzione delle forze politiche già presenti in Parlamento. Un esempio per tutti: per candidarsi in Umbria (con poco meno di un milione di abitanti) servono 10 mila firme di sottoscrizione, quando nella Renania settentrionale-Vestfalia (un Land con quasi 20 milioni di abitanti) ne bastano 1000 per le liste non presentate da partiti politici registrati (che sono esentati).

Ultima notazione: la tecnica legislativa. Con questi emendamenti super-canguri, è di fatto cancellato l’articolo 72 della Costituzione e, quindi, il ruolo del Parlamento. Nel caso specifico, il Pd Fiano abolisce il ruolo del Senato persino nel delineare la propria legge elettorale: più bravo di Renzi, cui l’operazione non è riuscita grazie ai NO del 4 dicembre alla revisione costituzionale.

Ci sono tuttavia margini per eliminare queste incostituzionalità e si confida nelle forze politiche tutte, che hanno difeso la Costituzione e combattuto contro l’incostituzionalità dell’Italikum.

Felice Besostri

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