Ieri è stata sconfitta la sinistra, anche se la colpa principale (90%) è del PD. Si sono consegnate alla destra Genova e Sesto-San Giovanni, nell’apatia dei loro cittadini, questo fatto ha un significato più profondo della polemica spicciola che divide la sinistra su due progetti allo stato non omogenei Brancaccio e Santi Apostoli.
L’accaduto non deve deprimere, ma semmai far moltiplicare gli sforzi di chi crede che una formazione della sinistra (con qualche aggettivo) per non far coincidere sostantivo e aggettivo. Una sinistra (agg.) sinistra (sost.) non è attrattiva per le persone normali, che malgrado le temperie che attraversiamo, sono ancora la maggioranza del Paese: per quanto tempo non lo so se si accentua il  fenomeno migratorio dei giovani preparati e la delusione degli over 50.
La natura ha paura del vuoto, ma non lo riempie a comando. La crisi dei Tre Poli, PD-CentroDestra- M5S è stata vista come l’opportunità di un quarto Polo civico e di sinistra, che in qualche modo capitalizzasse la vittoria referendaria e -non dimentichiamolo mai- l’annullamento del cuore dell’Italikum: un premio dato comunque con un ballottaggio a due, a prescindere dalla percentuale delle due liste anche complessivamente considerate.
Qualche caso positivo di liste plurali caratterizzate anche a sinistra, non mettono in discussione  il detto popolare, che una rondine non fa primavera. La crisi interna del M5S e prese di posizione su temi cari alla sinistra sensibile hanno fatto cessare ogni tentativo di analizzare il fenomeno e del perché in M5S abbiano trovato sbocco elettori di sinistra critica. D’accordo come siamo, tranne forse Pisapia, che la prossima legge debba essere proporzionale, impone che si ragioni in termine di alleanze o convergenze programmatiche. Dire che il PD è come la destra e che i 5 Stelle sono inaffidabili é preda del razzismo, manda in contemporanea un messaggio, che in un un sistema proporzionale una lista di sinistra è fuori gioco.
Felice C. Besostri