Il successo di partecipazione preannunciato ed i tempi ristretti non consentiranno a tutti di prendere la parola. Per questo ho pensato di fissare nell’allegato  i punti che avrei sviluppato. Sarebbe buona abitudine che tutti quelli, cui sarà data la parola avessero una traccia scritta di quanto diranno, già mi è capito di sentire cose diverse in assemblee tenute nella stessa giornata. C’è l’abitudine dei personaggi politici importanti di non seguire dall’inizio alla fine i lavori di un’assemblea, ma di deporre l’uovo e andarsene. Stavolta non dovrà accadere perché c’è bisogno di un reale confronto tra punti di vista diversi, con l’obiettivo di creare uno spazio comune di elaborazione programmatica. Non ci sono formule vincenti a priori. Una priorità è di superare le divisioni  e di essere capaci di mettere tra parentesi quelle non essenziali. Personalmente mi sento parte della sinistra, ma a mio avviso non basta trincerarsi dietro questa parola, se abbiamo l’ambizione di avere proposte concrete e realistiche per conquistare con metodo democratico, senza trucchi  dei premi alla minoranza, la maggioranza della popolazione, in particolare di quella, la grande moltitudine, che  è stata sacrificata sull’altare dell’austerità, ma non per una maggiore giustizia sociale, ma per conservare i privilegi di pochi: le diseguaglianze sono aumentate in Italia, in Europa e nel resto del mondo. Dobbiamo trovare un punto comune di partenza, che è , nella mia opinione,l’attuazione della Costituzione.

Il 4 dicembre ha vinto la difesa della Costituzione da un tentativo di manomissione dei suoi principi fondativi e delle scelte istituzionali conseguenti. La sua attuazione non raccoglierà, almeno all’inizio, lo stesso ampio consenso, ma sono convinto, che tra i SI’ la causa dell’attuazione della Costituzione, non avrà solo avversari. Il voto è stato influenzato da una deformazione informativa. Il PD non ha il consenso del 40% del, popolo italiano. Sappiamo che si voterà, questo è sicuro. Malgrado le crescenti tensioni internazionali siamo lontani, dall’unica ipotesi di proroga della durata del Parlamento: la dichiarazione dello stato di guerra. Non sappiamo ancora esattamente quando e come, cioè con quale legge. Anche questo influirà sulle decisioni da prendere accenno nella bozza di intervento ad alcuni di questi problemi. Il successo dipenderà da ciascuno di noi. Gli estensori dell’appello, Anna Falcone e Tomaso Montanari hanno preso l’iniziativa, ma non potranno condurla a compimento da soli.

Felice C. Besostri

 

INTERVENTO AL TEATRO BRANCACCIO

Roma, 18 giugno 2017

Benvenuti a questo appuntamento promosso in modo non tradizionale dagli amici Anna e Tomaso. Se mi viene data la parola è perché parlerò di leggi elettorali e della necessità, quasi maniacale,  che siano conformi a Costituzione perché è ormai pacifico dopo le sentenze della Consulta e della Cassazione[1], che come cittadini italiani, cui appartiene la sovranità, abbiamo il diritto “inviolabile e permanente” di votare in conformità alla Costituzione.

Le leggi elettorali sono molto tecniche, complicate e noiose, ma se scegliete voi ivostri rappresentanti, perché questi dovrebbero dare priorità ai vostri problemi e non agli interessi di chi li candida e nomina.

Spero, tuttavia, che questo ruolo, che mi è preassegnato, finisca presto non perché non voglia impugnare la terza legge elettorale incostituzionale: la ragione principale per dedicarsi ad altro è che se fosse approvata una terza legge elettorale incostituzionale dopo il Porcellum e l’Italikum[2] e si votasse con una tale legge  sarebbe un segno inequivocabile che la nostra democrazia è compromessa e che negli organi  al vertice delle istituzioni si annidano i nemici della nostra COSTITUZIONE:

un GOVERNO, che la promuove, come ha fatto con l’Italikum magari ponendo la fiducia;

un PARLAMENTO, che l’approva e

un PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, che la promulga e

un PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, lo stesso, che sciolga le Camere e indica elezioni in modo da impedire di fatto un controllo di costituzionalità[3].

La legge affossata dal PD era in contrasto con la Carta in almeno 3 punti, che si potevano superare con:

  1. Voto disgiunto per collegio uninominale e lista circoscrizionale proporzionale;
  2. Sblocco delle liste circoscrizionali, non necessariamente con le preferenze;
  3. Soglia di accesso regionale e non nazionale per il Senato.

Ci sono anche altri problemi come il privilegio degli elettori trentin-altoatesini, il numero esagerato di sottoscrizioni per la presentazione di liste per i nuovi ed esenzioni  totali per  chi già c’è, il riequilibrio effettivo della rappresentanza di genere, ma non entriamo nei dettagli.

Personalmente vorrei potermi occupare dei miei nipotini e politicamente dello stato della sinistra in Europa, senza distinguerla tra occidentale e orientale o fuori/dentro la UE e nel resto del mondo, perché siamo in un mondo globale.

Una volta i liberali erano cosmopoliti, i democratici cristiani universalisti e la sinistra, socialista e comunista, internazionalista. Tutto questo si è perduto e se lo spazio dove estendere il nostro sguardo si riduce ai nostri orticelli, da quegli orizzonti, troppo angusti, non vedremo mai sorgere alcun sole dell’avvenire, nemmeno una fiammella di speranza.

Ora abbiamo un’occasione storica perché il bipolarismo coatto è stato messo in crisi dall’annullamento delle due leggi, il Porcellum e l’Italikum, che lo volevano consacrare contro la Costituzione. Tuttavia sono convinto, che quelle decisioni, in particolare la prima del gennaio 2014, non sarebbero state possibili se il bipolarismo non fosse stato sconfitto prima nelle urne delle elezioni 2013, quando  votarono per i due maggiori partiti il 58,66% (nel 2008 erano il 70,56%) degli elettori italiani , che ne inventarono  un terzo col M5S. Le ultime elezioni francesi, le presidenziali, ma ancora di più le legislative di domenica scorsa, 11 giugno, devono essere intese come un campanello dall’allarme ( per la prima volta hanno votato in meno del 50%), cioè allontanando dalle urne la maggioranza degli elettori, è possibile inventare un movimento politico, che conquisti la maggioranza di un Parlamento, tanto più artificialmente amplificata, quanto più il sistema elettorale è maggioritario. Ovviamente non basta un leader nuovo,  intelligente e con presenza mediatica, occorrono anche soldi, tanti soldi e troppi soldi di provenienza, da chi ne ha,  sono incompatibili con una vera democrazia. Da qui l’entusiasmo anche in Italia per MACRON, che ci sbarazza  dell’antinomia destra/sinistra, a favore quella più funzionale al potere tra responsabili ed estremisti, tra europeisti e populisti.. Ma torniamo a noi e alle leggi elettorali: una legge elettorale è sempre una scelta politica, non tecnica. Se si chiede un premio di maggioranza per le coalizioni, significa, a sinistra, che ci si vuol alleare con il PD, un qualsivoglia PD, chiunque ne sia il segretario. L’Italia dopo tre Parlamenti eletti con una legge maggioritaria incostituzionale ha bisogno di un momento di verità e perciò di una legge elettorale proporzionale, non perché il proporzionale sia meglio in assoluto e sempre, ma perché soltanto un Parlamento eletto con la proporzionale può decidere come coniugare rappresentanza e stabilità.

Qui entra di prepotenza la questione  delle soglie di accesso, per le quali non esistono numeri pitagorici con significati simbolici, esoterici o magici[4].

In Italia storicamente abbiamo avuto una soglia del 4% introdotta dal Mattarellum per il riparto della quota proporzionale, la stessa soglia è stata prevista nel 2005  dal Porcellum  per la Camera( 8% Senato) ed estesa nel 2009 alla legge per il Parlamento Europeo.  Nelle leggi elettorali regionali  la soglia oscilla tra il 3% e il 5%. Nei Comuni con più di 15.000 abitanti e nell’Italikum è il 3%. Il 5% nazionale per la Camera e in violazione dell’art. 57 Cost. per il Senato è comparso nel Germanichellum. L’entità non  ha parametri costituzionali, se non quello dell’irrazionalità[5].

Il limite dell’irrazionalità ad avviso degli avvocati antitalikum è superato per la soglia del 8% residuata per il Senato, che è composta dalla metà dei membri Camera  e che prevede già delle soglie naturali più alte  per la conquista sicura di un seggio nelle regioni con 1, 2, 7, 8, 9 o 10 senatori, cioè ben 11 su 20 regioni, la maggioranza. Altra questione non meno importante sono le firme di elettori da raccogliere per presentare le liste, che discriminano  i nuovi soggetti, rispetto a quelli già presenti in Parlamento e massime per i gruppi parlamentari esistenti al 1 gennaio 2014 alla Camera dei deputati grazie ad una norma transitoria nascosta nell’art. 2 c. 36 della legge n. 52/2014 e che il Germanichellum avrebbe esteso anche al Senato. Di tale favore a sinistra può beneficiarne soltanto Sinistra Italiana, per questo è bene che sia qui: potremo sentire che uso ne vorrà fare per facilitare un processo di aggregazione a sinistra, uso questo termine con perplessità, perché molti, di quelli che ho consultato, lo ritengono ambiguo e/o generico e preferirebbero un’unità per l’attuazione della Costituzione, perché basterebbe per soddisfare l’aspirazione alla giustizia sociale dare corpo al Secondo Comma  dell’art. 3 Cost. “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Cosa si può volere di più? I soviet  degli operai, di soldati e dei contadini?

Usiamo quindi con cautela la parola sinistra, che come sostantivo è accettabile, ma come aggettivo molto meno: tutti qui comprendiamo la differenza tra una lista di sinistra e una sinistra lista che ricordi l’Arcobaleno. Partiamo dalla Costituzione, di cui non abbiamo il monopolio, per costruire una lista civica e unita di sinistra aperta a tutti, anche a quelli che non si identificano in questa parte politica e, pertanto, larga, inclusiva e plurale.

Felice Besostri – avvocato socialista, coordinatore degli avvocati antitalikum

 

 

[1] Corte Costituzionale n. 1/2014 e n. 35/2017 e della Prima Sezione Civile  Cassazione n. 8878/2014.

[2] Rispettivamente legge n. 270/2005 e legge n. 52/2915.

[3] Per l’art. 61 Cost.” Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro 70 giorni dalla fine delle precedenti. “ Dalla pubblicazione in G.U. dell’ordinanza di rinvio per una questione di legittimità cost. devono passare 20 giorni per la costituzione delle parti e da questo termine 25 giorni per la pubblica udienza a termini dimezzati, altrimenti 50.

[4]   Il 5% in Germania fu fissato in quella misura perché i comunisti del KPD/DKP erano di poco superiori al 4%  e i liberali oscillavano intorno al 6%.

[5] Un limite del 10% è desumibile dalla sentenza della Corte E. D.U.YUMAK E SADAK c. TURCHIA del 8 luglio 2008.

 

Caro Felice,

Grazie di cuore! Ottimo come sempre.

Anna