Caro dr. Matteo Renzi, Presidente del Consiglio dei Ministri,

poiché non ci conosciamo di persona, benché, invece, conosca da lungo tempo alcuni Suoi validi e preparatissimi collaboratori, mi devo presentare sia pure brevemente, per non distorglierLa troppo dal Suo compito di cambiare l’Italia. Non mi rivolgo a Lei con un più colloquiale Tu, perché sono un ex parlamentare, mentre Lei non è mai stato eletto in una delle, ancora per poco, due Camere perfettamente paritarie* della nostra amata Italia: non posso quindi invocare, come scusante un’inesistente colleganza.

Non posso, nemmeno, invocare la maggiore età, 72 autunni, rispetto alla Sua: una volta si sarebbe detta veneranda, ma ora i vecchi in quanto tali non meritano rispetto, ma sono da rottamare. Devo pure dirLe che sono un ex senatore per non prestare acquiescenza all’ingannevole quesito con il quale siamo chiamati a votare. Tra le tante domande, cui dovremmo rispondere il prossimo 4 dicembre con un SI’ o con un NO, si trova, infatti, quella relativa alla “riduzione del numero dei parlamentari”, mentre nella realtà si tratta della riduzione di soli (qualcuno lo voleva monocamerale) 220 senatori elettivi.

Si è evidentemente contenuto per non influenzare gli elettori e solleticarne gli spiriti populisti e demagogici anticasta. Poteva, infatti scrivere “riduzione di 200 poltrone di superflui senatori”, ma c’era il rischio che in un sussulto dignità alcuni senatori presentassero un emendamento al titolo del disegno di legge costituzionale, presentato dal Governo, con l’autorizzazione ex art. 83 c. 4 Cost. dell’allora Presidente non emerito Giorgio Napolitano.

Bastava poco a definirlo per quel che era, cioè una legge di revisione costituzionale, con il conseguente obbligo di indicare sulla scheda referendaria gli articoli della Costituzione oggetto di cambiamento sotto forma di emendamento o abrogazione totale o parziale. Una mera perdita di tempo, con l’unica finalità di indurre alcuni o molti parlamentari prima e/o di elettori poi di leggere e confrontare gli articoli vigenti con i nuovi. Un’opera di distrazione dall’essenza del referendum: apprezzare il fatto che finalmente si cambia, non importa come. “Capitano dove andiamo?” chiedeva con insistenza un equipaggio, ignorante del fatto che sarebbe entrato nella leggenda storica e letteraria mondiale, al capitano Odisseo.

Non importa-rispose– l’importante è navigare!”.

Arricchire il quesito avrebbe comportato attirare l’attenzione su questioni più importanti della soppressione del CNEL, per esempio sulle minori garanzie dell’elezione dei giudici costituzionali di spettanza del Parlamento, di cui 2, contro ogni logica di proporzionalità, affidati al Senato. Probabilmente è stato un contentino per le regioni, spogliate di competenza, come l’irragionevole immunità concessa ai consiglieri regionali senatori, che dovrebbero rappresentare l’istituzione senza vincolo di mandato. Per rispetto del ruolo e della funzione del Presidente della Repubblica ha, invece, lasciato 5 senatori di nomina presidenziale, che in un Senato, che ”rappresenta le istituzioni territoriali” (art. 55 c. 4 Cost. Boschi-Renzi) sono come i cavoli a merenda: sarebbe stato più territoriale mantenere dei senatori per la Circoscrizione estero.

Purtroppo la riduzione del mandato a 7 anni, ne fa, contro ogni logica, un partitino del futuro Presidente, non di quello in carica, che ne potrà nominare appena uno, salvo un’imprevedibile moria, di quelli nominati da Napolitano. Per avere lo stesso numero di senatori si devono mettere insieme la Liguria e la Calabria, rispettivamente con due e tre senatori e più di 3 milioni e mezzo di abitanti. Basta! Devo smettere di criticare il Suo grandioso progetto per giustificare il mio rotondo NO e non affrontare il nodo più difficile: doverLa ringraziare per aver costituzionalizzato il mio vitalizio di ex parlamentare e con il mio quello di migliaia di altri ex parlamentari o loro superstiti, coniugi o compagni/e di vita, che fossero: 2.700 circa in totale.

Un atto di generosità fatto con discrezione, non doveva accorgersene nessuno, né i parlamentari né gli assatanati populisti e soprattutto. Purtroppo la mia acribia di oppositore mi ha fatto leggere tutto e scoprire l’art. 40 (disposizioni finali), c. 3 ultimo periodo: “ Restano validi ad ogni effetto i rapporti giuridici, attivi e passivi, instaurati anche con i terzi”. Una norma estranea alla materia costituzionale. Una formulazione talmente ampia e generica, che non sistema solo disinvolte operazioni contrattuali delle Camere in autodichia, ma anche e per sempre i nostri vitalizi. Se ne vuol discutere pubblicamente a reti unificate il mio ringraziamento al Suo cospetto suonerà ancora più forte. Spero che il NO vinca, sono un sentimentale costituzionale da quando ho potuto sentire dal vivo Calamandrei a Milano nel 1955. Per questo mi son battuto con i colleghi Bozzi e Tani contro il Porcellum e con un centinaio di avvocati abbiamo coordinato 23 ricorsi contro l’ITALICUM, di cui 5 già arrivati alla Corte Costituzionale, ma comunque grazie per il Suo generoso, ma spero infruttuoso, tentativo di resistere alla vieta demagogia.

Felice Besostri, già senatore nella XIIIa legislatura (1996-2001)

 

*Espressione trovata in una slide del Ministero delle Riforme: è come dire acqua idraulica