HO DETTO…SU L’UNITÀ
“Italicum, discutiamo, ma su governabilitá non si tratta”
«Ho risposto volentieri alle domande di Natalia Lombardo su l’Unitá dopo che ieri, la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha messo in calendario per settembre la mozione di SI sull’ Italicum. Anche per chiarire alcune ricostruzioni errate. Ecco quello che penso sul dibattito parlamentare, sulle riforme, sulle risposte che dobbiamo dare al Paese.

“Possiamo discutere alcuni punti della legge elettorale, ma non tornare sull’ architrave, sulle norme che garantiscono la governabilità», secondo Marina Sereni, Pd, vicepresidente della Camera.

Ci sono molte spinte per cambiare l’ Italicum. Discutere la mozione di SI va un po’ in quel senso?
«La mozione di SI è stata inserita nel calendario di settembre come parte di quel 25% di proposte che spetta all’ opposizione, e decidono loro quale discutere, non lo sceglie la maggioranza. È un’ occasione di confronto sulla costituzionalità dell’ Italicum, ma i punti cardine della legge elettorale non sono in discussione perché, insieme alla riforma costituzionale, disegna un sistema istituzionale più semplice e più stabile. In ogni caso qulla elettorale è una legge ordinaria, se c’ è qualcosa da discutere discuteremo».

Dalla minoranza dem le richieste di modifica sono tante.

«La legge elettorale non è fatta per far vincere un partito. In Italia non c’ è mai stato un bipolarismo perfetto, infatti abbiamo cambiato sistema di voto non solo perché la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il Porcellum, ma anche perché la logica bipolare ha sempre faticato, si sono create coalizioni così ampie da non assicurare lagovernabilità. Questa legge invece, grazie al ballottaggio, assicura rappresentanza e stabilità, tanto più necessarie oggi che non siamo più in un quadro bipolare».
Ecco, con il doppio turno il rischio è che vinca il Movimento 5 Stelle.
«Questa è la democrazia, è il voto, non la legge elettorale a stabilire la vittoria dell’ uno o dell’ altro».

Molti vedono profili di incostituzionalità.

«La riforma costituzionale che sarà confermata o meno dal referendum di ottobre prevede che la legge elettorale sia vagliata dalla Consulta prima che venga utilizzata, per metterci al riparo da una bocciatura a vari anni dal primo utilizzo, come avvenne per la legge Calderoli».

Intanto però ci sono dei ricorsi dell’ avvocato Besostri, che vinse quelli sul Porcellum.
«I ricorsi riguardano un singolo punto su cui la Corte dovrebbe pronunciarsi prima del referendum, il 4 ottobre, però la legge nell’ insieme sarà esaminata dopo.
Ma non ci sono profili di incostituzionalità, abbiamo consultato fior di giuristi, abbiamo previsto la lista “corta” e le due preferenze di genere, abbiamo tenuto conto del giudizio della Corte. Dopodiché, e una legge ordinaria, in Parlamento si potranno discutere dei dettagli, ma non possiamo tornare al proporzionale puro o al doppio turno di collegio, che non ha mai avuto i numeri in aula».

Quali sono i principi di base dell’ Italicum che considera positivi?
«La possibilità di scelta da parte degli elettori, il loro legame con gli eletti sul territorio, chi vota sceglie il parlamentare ma anche, indirettamente, il governo.
Non possiamo tornare al passato quan dole coalizioni si formavano dopo ilvoto e neppure condannarci all’ instabilità.
Siamo il Paese dei 63 governi in 68 anni, con tutte le conseguenze. Con la nuova legge ci saràunParlamentoeletto dai cittadini e chi vince potrà governare per cinque anni».

Per i sostenitori del No il combinato Italicum- riforma costituzionale indebolisce le garanzie democratiche, dà troppo potere al premier. È così?
«Quale questo pericolo? Si toglie al parti tino dell’ 1% il potere di far cadere il governo, come e successo. Questa riforma non tocca la forma di governo, né aumenta il potere del premier, non tocca le prerogative del Capo dello Stato, né quelle della magistratura e della Corte Costituzionale. Il presidente del Consiglio e eletto dal Parlamento, con il premio di maggioranza chi vince ha al massimo 340 parlamentari e, se non raggiungi il 40% al primo turno, al ballottaggio vinci se haiil50% più uno del voto degli elettori, e sempre espressione del voto democratico».

Si discute tra premio alla lista o alla coalizione. Potrebbe cambiare?
«Questo punto a mio avviso si può discutere, molte forze politiche ce lo chiedono, ma non per riscrivere l’ intera legge».
li, della ricerca e dell’ università (trovate i vari testi sempre sul sito www.bastaunsi.it). Ma la differenza la farà il tam-tam, il rapporto personale: i sondaggi dicono che oltre il 60% degli italiani non conosce il merito del quesito. Dobbiamo promuovere una gigantesca campagna di informazione porta a porta.
Terzo. Abbiamo chiesto un aiuto a livello economico. Dicono che noi siamo quelli delle lobby e che abbiamo in mano la comunicazione. La realtà dice un’ altra cosa. E allora ogni aiuto e prezioso, anche a livello economico: sul www.bastaunsi.it e possibile contribuire con solo 5, 10,15 euro per organizzare una campagna che sarà capillare. Abbiamo raggiunto nei primi giorni quota 35mila euro grazie a voi. Tutto trasparente, tutto allaluce del sole: in homepage potete controllare come procede la raccolta fondi.
Non sarà la riforma più bella del mondo. Mae giusta, utile e funziona. Assicurastabilità all’ Italia. Riduce il numero dei politici ma aumenta il valore della politica. Questa riforma nasce dal basso e vincerà se riusciremo ad arrivare nelle case di tutti gli italiani: perché i professionisti della politica sicuramente non gradiranno questo cambiamento.
Per questo – come sto facendo da tre mesi, ben prima della Brexit – vi chiedo una mano. L’ email la conoscete: matteo@governo.it e il sito e sempre www.bastaunsi.it.
Se buttiamo via questa occasione per anni ci terremo il sistema politico più costoso e meno efficiente dell’ Occidente. Cambiare adesso e un dovere. E io aspetto di leggere i vostri commenti.

Fonte: marinasereni.it